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Bandinelli,quando porno è impegno

A Tgcom il regista dellʼhard-politico

Con lui il porno ha scoperto anche la dimensione dell'impegno.

Il regista Silvio Bandinelli è un caso unico nel panorama dell'hard italiano, e lo dimostra il fatto che le sue opere si sono guadagnate paginate di articoli anche su giornali come "L'Unità", "La stampa" e "Panorama". "Mi sono creato una nicchia che è solo mia - dice a Tgcom - che però ha riscosso il successo di critica e pubblico".

"Mamma", "Festival!", "Anni di piombo", "Cuba". E poi il nuovo "Nero familiare" e quello che uscirà a marzo dell'anno prossimo, "La casta". Sono questi alcuni dei titoli di Bandinelli. Particolari già per il fatto di non essere ultra espliciti o semplici storpiature e giochi di parole fatti su titoli più famosi. Ma ancora più originali se si pensa che in essi, ovviamente in chiave hard, si parla di Resistenza, terrorismo, magagne al Festival di Sanremo, scandali politici. Bandinelli non ha mai nascosto la sua fede politica di sinistra e anzi ha fatto di tutto per metterla nei suoi film dando loro un certo spessore. D'altro canto lui, laureato in Lettere e Filosofia con una tesi sulla storia del cinema, al sesso su pellicola è arrivato per caso...

"Io nasco come pubblicitario e creativo - spiega -. Negli anni 80 avevo anche una casa editrice che lavorava in sinergia con l'agenzia pubblicitaria, e facevo prodotti per bambini supportando altri clienti del settore giocattoli. Sono stato tra i primi ad allegare i giocattoli alle riviste. Però a un certo punto è diventato impossibile reggere la concorrenza delle grandi case editrici.

E allora cosa ha fatto?
Mi è stato consigliato di guardare al mondo dell'hard. Io andai al Mifed, il mercato del cinema di Milano e presi contatto con i produttori di Moana Pozzi, Cicciolina e tante altre acquistando i diritti per l'edicola.

Con il porno è stato quindi amore a prima vista?
Questo mondo così ai margini, così inviso alla cosiddetta società perbene, mi piacque molto e mi sembrò paradossalmente una boccata d'aria rispetto al mondo della pubblicità che era veramente tosto, con mille compromessi, legato agli umori, condizionato dalla politica...



Quanto ha influito il suo passato nella scelta di dedicarsi a un porno anomalo, per impegno e temi trattati?
La scommessa è stata quella di mettere in gioco il mio patrimonio culturale e applicarlo a un film porno. Nei miei lavori si trovano anche delle citazioni di un certo tipo e ancora mi stupisco di come questi film siano stati accettati bene dal pubblico. Quanto alla critica... Per il mio primo film, "Mamma", dove si parlava della Resistenza, hanno scritto un articolone sul "L'Unità", ha parlato di me Pierluigi Battista, poi Panorama e mi hanno addirittura invitato a un dibattito alla Casa della Cultura di Milano. Da Moravia e Bertolucci a Bandinelli: pensi come siamo messi...

Visto le ambizioni, ha particolari esigenze nello scegliere gli attori?
Cerco di coniugare prestanza fisica a un minimo di capacità recitativa. E cerco di fare di necessità virtù. In un attore, anche porno, alcuni hanno facce interessanti e quindi in sede di scrittura provo a giocare su certi tic e certe caratteristiche che possono dare spessore al personaggio. Certo, un film hard non va visto con lo stesso occhio di un film mainstream, noi giriamo in quattro o cinque giorni.

Quali sono i pornodivi che hanno lasciato un segno su di lei?
Delle attrici forse quella con cui ho lavorato meglio o che comunque aveva qualcosa in più rispetto alla media, è stata Selen. E' una ragazza moderatamente colta, curiosa, attenta all'attualità. Con lei era possibile avere quanto meno l'illusione di lavorare su un terreno di recitazione. Dico l'illusione perché paradossalmente la storia, in un film hard, è un coito continuamente interrotto dalle scene di sesso.

E tra gli attori?
Sicuramente Rocco. Era un ragazzo molto bello, dotato e determinatissimo. E' riuscito a fare una carriera fantastica da imprenditore. Un ragazzo con una marcia in più. E poi non posso dimenticare Moana. Non ho avuto la fortuna di lavorare con lei ma solo scritto un film insieme a Riccardo Schicchi che era "Moana e Cicciolina ai Mondiali". Però eravamo amici e anche lei era una persona speciale. Comunque aveva una sua eleganza, non era ignorante. Una persona come me, che non ha mai avuto una grande passione per il porno, con persone come Selen, Moana e Rocco non poteva fare a meno di chiedersi: "ma questi prché fanno il porno?".

Forse è proprio questo il motivo per cui sono emerse dal gruppone delle tante pornostar...
Certo. Io ho avuto altre attrici che sono state protagoniste di film con una certa visibilità e sono anche state ospiti in trasmissioni famose. Ma se poi quando ti fanno le domande non esprimi un tuo punto di vista, non viene fuori la tua personalità, non interessi più.

Adesso nella sua ShowTime è entrata Michelle Ferrari, che è un po' la stella emergente, tanto che la si vede in molte trasmissioni della tv generalista.
Anche lei è speciale e un po' mi ricorda Selen: entrambe hanno fatto questa scelta per una grande passione per il sesso e per un grande amore per la libertà. Con Michelle ho girato "Nero Familiare", un film che esce in questi giorni e nel quale metto alla berlina l'istituzione familiare, con tutti i suoi angoli bui e la sua decadenza.

Lei parla di passione, ma si dice che nel mondo del porno ci sia molto sfruttamento...
Per quello che riguarda la mia ormai lunga carriera, non ho mai non ho mai trovato situazioni di sfruttamento. Anche perché io, che non ho scelto il porno per vocazione, sono abbastanza un moralista e sono stato sempre molto attento a questo aspetto. Raramente ho visto lo squallore. Questo casomai arriva sul viale del tramonto, che in questo ambiente arriva piuttosto presto. Quando uno lavora col proprio corpo è ancora più lacerante: il fisico si disfa e vedi queste persone che si ammazzano di chirurgia plastica. Ecco questo talvolta accade ed è un po' triste.

Massimo Longoni