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D'Angelo: "Che ridere con i problemi di coppia"

Lʼattore in scena al San Babila di Milano con "California Suite" di Neil Simon

california suite gianfranco d'angelo
ufficio-stampa

Le difficoltà di una coppia, alle prese con tradimenti e sotterfugi, e quelle di un padre di fronte a una figlia che tenta di fuggire dalle sue nozze imminenti, e tutto ruota attorno a una stanza. Quella di "California Suite", commedia di Neil Simon in scena al teatro San Babila di Milano fino al 4 novembre. Protagonista è Gianfranco D'Angelo. "E' una piece garbata e piacevole - spiega a Tgcom24 - che tratta di argomenti che non tramontano mai".

Con D'Angelo ci sono in scena Barbara Terrinoni, Tania Borro e Francesco Jelo. La storia inizia in una suite di un albergo di lusso in California, dove un uomo in preda al panico cerca di nascondere l'ingombrante oggetto della sua trasgressione coniugale. Marvin (Gianfranco D'Angelo) ha appena trascorso la notte con una prostituta e la moglie Millie (Barbara Terrinoni), ignara, sta arrivando in albergo per andare insieme alla cresima del nipote. Una girandola di situazioni comiche nei tentativi sempre più maldestri di nascondere la scappatella con una raffica di battute a ritmo sostenuto.

Stessa scena, vent'anni dopo: stavolta Marvin,nei panni del padre della sposa, si ritrova ad affrontare quella che potrebbe diventare una tragedia: la figlia (Tania Borro), chiusa nel bagno della stanza d'albergo, non vuole scendere nel salone, dove l'aspetta quello che dovrebbe diventare suo marito (Francesco Jelo). Dopo suppliche e i tentativi più disparati, la situazione sarà risolta con un colpo di scena.

Al debutto nazionale al San Babila, la piece sta incontrando il gradimento del pubblico. "La gente si diverte, la commedia è molto garbata e piacevole - spiega D'Angelo -. In queste prime date abbiamo messo a punto qualche piccola cosa perché un periodo di rodaggio serve sempre, ma devo dire che questa è molto rodata".

Quali sono le caratteristiche di questa commedia?
Come tutti i lavori di Neil Simon si basa molto sul ritmo, non ci sono compiacimenti. E l'argomento è di quelli che non tramontano: quando si parla di problemi di figli e di convivenza di coppia la storia non può essere datata, anche in un testo scritto qualche anno fa come questo che, comunque, il regista, Massimiliano Farau, ha aggiornato.

Come mai avete scelto proprio "California Suite"?
Ho fatto molte cose di Neil Simon, lo apprezzo, tra gli autori contemporanei è tra i più bravi, nelle sue commedie torna tutto, non c'è una cosa fuori posto. Come sempre scegliamo d'accordo con la produzione. Prima di fare una commedia ovviamente si fanno dei piccoli test, dei sondaggi per capire se i teatri sono interessati a mettere in scena le piece che vengono proposte.

Come si spiega il proliferare di commedie straniere messe in scena nel nostro Paese?
Sicuramente si preferisce non rischiare e affidarsi a testi collaudati. Neil Simon è comunque un commediagrafo che spinge verso la leggerezza, nonostante abbia fatto anche cose drammatiche. E oggi si tende a fare cose più leggere e spensierate. Anche per questo si ricorre a cose scritte da grandissimi.

Ma c'è anche un problema di penuria di autori italiani?
Non mi sento di emettere una sentenza così pesante. Sicuramente c'è anche da noi gente che scrive molto bene, ma gli autori stranieri riescono a portare in teatro cose in maniera molto più massiccia: le opere anglosassoni vengono rappresentate in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Germania. Noi abbiamo avuto grandissimi autori in passato e per quanto riguarda la commedia leggera forse c'è qualcuno bravo anche attualmente. Ma non come negli Stati Uniti o, senza andare troppo lontano, in Francia.