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La sharia alle porte dell'Italia,tra bandiere nere e campi di guerra

Sono le conseguenze della guerra degli anni Novanta, quando tanti islamici accorsero in queste regioni a portare aiuto ai loro fratelli in Allah

La sharia è legge in molti villaggi alle porte di casa nostra, dalla Bosnia al Kosovo, dall'Albania al Sangiaccato serbo.

Dove vige la poligamia, dove le donne portano il velo e dove si festeggia se un kamikaze semina morte in Francia o in Belgio, mentre spesso sui balconi sventolano bandiere nere.

Ci sono i veterani, o i figli di veterani, protagonisti delle guerre jugoslave degli anni Novanta, scrive il "Messaggero", che con Isis e Al Qaeda si sono ulteriormente radicalizzati e che i Paesi del Golfo hanno lautamente foraggiato. Così scrive una recente inchiesta del "New York Times", secondo cui questi seguaci di sharia e islam sono sostenuti da decine di organizzazioni "umanitarie" islamiche.

Ci sono legami culturali, con scuole e banche saudite o del Qatar. Ci sono le centinaia di foreign fighters partiti verso del terre del Califfo: tanti sono discendenti dei mujaheddin che, durante l'assedio a Sarajevo, sono arrivati a dare aiuto ai loro fratelli nell'Islam.

Il corridoio balcanico che scorre attraverso Albania, Kosovo e Sangiaccato, fino al nord della Bosnia è diventato un comodo passaggio per i soldati della jihad, che collega Siria da una parte ed Europa occidentale dall'altra. Da qui passano anche le rotte dell'immigrazione e dei traffici di armi. Sembra che tra le montagne della Bosnia di sud-est, al confine con il Montenegro, siano operativi campi di addestramento per jihadisti. E Albania, Bosnia, Kosovo sono nella top ten dei Paesi europei che ospitano foreign fighters. Negli anni Novanta in quelle terre i musulmani moderati furono martoriati dai serbi ortodossi nella feroce guerra dei Balcani, e oggi domina l'integralismo radicalizzato che ha nella memoria le immagini degli attacchi etnici.

Sui Balcani oggi i nostri servizi segreti tengono gli occhi puntati. Laggiù ci sono imam che hanno tollerato, o addirittura promosso, il reclutamento dei foreign fighters. E in Bosnia addirittura 1.300 jihadisti hanno ottenuto la cittadinanza insediandosi attorno a Zenica e occupando le case abbandonate dai serbi.

Tra i capi dell'Isis in Siria c'è Lavdrim Muhaxeri, ex collaboratore della missione Nato Kfor nei Balcani, che si è fatto riprendere mentre decapitava prigionieri. Insomma, i foreign fighters e gli uomini del terrore vivono davvero a un passo da casa nostra.