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Germania: tenta di chiamare il figlio Wikileaks, ma la legge lo blocca

Giornalista iracheno fermato allʼanagrafe. Alla fine i genitori hanno chiamato il neonato Dako, "ma per noi continuerà a portare quel nome", dice

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Volevano chiamare il figlio Wikileaks, come il sito fondato da Julian Assange, ma hanno trovato un dipendente dell'anagrafe che li ha fermati. La storia arriva da Passau, città della Baviera. "Non è solo un nome per me", ha spiegato a un quotidiano locale il neo-padre, il 28enne giornalista curdo-iracheno Hajar Hamalaw, in Germania da otto mesi. "Hanno detto che non è un nome", ha aggiunto. L'uomo ha così chiamato il figlio Dako.

I nomi stravaganti non sono rari a Hollywood e dintorni, e non mancano certo esempi nello star-system a stelle e strisce di scelte quanto meno discutibili. Dalla Sunday Rose figlia di Nicole Kidman, all'Everly Bear erede dell'icona del rock Anthony Kiedis, fino al Pilot Inspektor dell'attore Jason Lee. Nessuno però era arrivato a scegliere Wikileaks.

"Wikileaks ha cambiato il mondo", ha spiegato il padre, in Germania da otto mesi, "e le sue rivelazioni hanno avuto grandi effetti a livello mondiale, in particolare in Iraq, da dove veniamo".

Nonostante le ragioni del genitore, un solerte dipendente dell'anagrafe locale ha avuto il buon senso di evitare probabili future turbe psicologiche al pargolo, nato il 14 marzo scorso. "Pensava fosse il titolo di un programma per la tv", ha detto Hamalaw al Passauer Neue Presse. E' la legge tedesca a proteggere "il benessere del bambino", ha precisato una portavoce dell'amministrazione di Passau, Karin Schmeller.

Il giornalista si è dunque dovuto piegare all'inflessibilita' teutonica, accontentandosi di chiamare il figlio Dako. Almeno formalmente: tra di noi questo bambino continuerà a essere Wikileaks, hanno assicurato i genitori alla stampa.