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Qualità dellʼaria: si respira meglio di 10 anni fa, ma le polveri sottili restano "fuorilegge"

Secondo unʼindagine dellʼArpa i principali indicatori di inquinamento atmosferico risultano in calo, ma sono molte le città italiane in cui viene ancora superato il limite di concentrazione di pm10 stabilito dalla legge

Smog vigile roma inquinamento
ansa

La qualità dell'aria in Italia è migliore rispetto a quella dei primi anni Duemila. Eppure nonostante i principali indicatori di inquinamento atmosferico, tra cui CO2 e biossido di azoto, risultino in calo, i livelli di polveri sottili continuano a superare i limiti stabiliti dalla legge. A rivelarlo sono i dati raccolti dalle Agenzie regionali di protezione dell'ambiente (Arpa) e dal progetto Viias (Valutazione integrata dell'impatto su ambiente e salute dell'inquinamento atmosferico) promosso dal ministero della Salute.

Qualità dellʼaria: si respira meglio di 10 anni fa, ma le polveri sottili restano "fuorilegge"

Il limite zero di 35 "sforamenti" l'anno - A causa del riscaldamento globale, le stagioni più critiche per quanto riguarda la diffusione del particolato atmosferico sono autunno e inverno. Tuttavia bisogna precisare che il superamento del limite giornaliero di 50 microgrammi di pm10 per metro cubo d'aria avviene meno frequentemente rispetto a dieci anni fa, ma comunque oltre le 35 volte all'anno stabilite dalla legge come tetto massimo.

L'inquinamento continua, anche se in quantità minori - Le "maglie nere" delle città dall'aria più inquinata vanno a Milano e Padova, che nei primi 90 giorni del 2015 hanno superato già 41 volte la soglia di polveri prevista dalla legge. Una tendenza "allarmante" che si è però ridotta nei mesi successivi: dal primo aprile Padova non ha più "sforato" neanche una volta e Milano ha superato il limite "soltanto" cinque volte in due mesi. Non solo. Se si confrontano i dati odierni con quelli di sette anni fa, viene fuori che il capoluogo lombardo è passato dai 111 giorni di "sforamento" del 2008 ai 61 del 2014. Positività confermata anche da altre grandi città italiane: nello stesso periodo (2008-2014) a Torino si è passati da 124 a 75 giorni, mentre a Roma da 81 a 43.

Contenere il traffico non è la soluzione - Facendo due calcoli si può osservare come, in tutte le grandi città dello Stivale, la concentrazione di inquinanti sia calata del 36% dal 2000 al 2012. Ma l'allarme ambientale è tutt'altro che rientrato. E contrariamente a quanto si possa pensare, le indagini dell'Ispra rivelano che i trasporti incidono sull'inquinamento cittadino solo per il 17%. La fonte maggiore di particolato sarebbe invece rappresentata dagli apparecchi per il riscaldamento domestico, che da soli producono il 41% delle sostanze inquinanti.