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Frena l'export italiano a settembre

Commercio estero in calo a settembre importazioni, soprattutto verso mercati Ue. La flessione del commercio internazionale nel 2016 è marcata, ma è prevista una risalita

Le esportazioni verso la Cina (+23,3%), il Giappone (+18,2%) e gli Stati Uniti (+11,1%) hanno registrato “un marcato incremento tendenziale” a settembre 2016, riferisce l'Istat.

Mentre si è osservata la diminuzione delle vendite verso paesi OPEC (-10,9%) e Belgio (-10,5%). Il commercio con l'estero dell'Italia mostra però diminuzione per entrambi i flussi, importazioni ed esportazioni.

A settembre 2016, spiega l'Istat, la flessione è stata più evidente per le importazioni (-4,5%) che per le esportazioni (-1,6%). Il calo di settembre è avvenuto dopo gli incrementi del mese precedente, soprattutto per gli acquisti dall'estero. La diminuzione congiunturale dell'export deriva principalmente dalle vendite verso i mercati Ue (-3,3%), in aumento invece quelle verso l'area extra Ue (+0,5%).

In generale l'export ha registrato delle lievi flessioni, almeno rispetto al recente passato quando rappresentava il maggiore contributo alla crescita e compensava la debolezza della domanda interna. Ma il problema non è certo solo italiano. Un rapporto ICE-Prometeia dedicato al tema osserva come il 2016 sia destinato “a essere ricordato come un punto di minimo nella storia del commercio internazionale”.

I motivi sono diversi: la frenata degli emergenti, la minor spinta delle filiere globali, un ciclo degli investimenti debole, fattori accidentali e derive protezionistiche. Tutto ciò ha ridotto la stima sulla crescita degli scambi mondiali all'1,7% su base annua, il punto più basso dal 2009. Tuttavia, nel periodo 2017-2018, si stima un'accelerazione degli scambi mondiali e una conseguente crescita del commercio di manufatti con tassi del 3% e del 4,7% su base annua, inferiori alla media storica, ma oltre il Pil mondiale.

Nonostante la fase attuale caratterizzata dall'incertezza e da un conseguente rallentamento, l'export resta una delle componenti più dinamiche del Pil italiano. Ad esempio, tra i grandi importatori di manufatti italiani, Germania, Stati Uniti ed Emirati “offrono nel triennio 2016-2019 le condizioni di domanda più favorevoli” mentre per la Cina si prevede una ripartenza nel 2017.