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Ancora incerta la ripresa economica mondiale

Il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso le stime di crescita degli Stati Uniti. A livello internazionale pesa la fase di decelerazione degli scambi mondiali

In attesa dei numeri, importanti, che nei prossimi giorni verranno diffusi negli Stati Uniti sul mercato del lavoro (dati cui solitamente la Fed presta particolare attenzione), il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell'economia a stelle e strisce, con il Pil in aumento dell'1,6% anziché del 2,2% previsto in un primo momento.

Il rallentamento dell'economia statunitense è in realtà il riflesso dell'economia globale che appare in affanno: la crescita nel 2016 si fermerà al 3,1%. Per l'Eurozona è attesa una crescita dell'1,7% quest'anno e dell'1,5% nel 2017, con la Germania che metterà a segno +1,7% e +1,4%, la Francia +1,3% e la Spagna registrerà valori più alti di quelli italiani (per il nostro paese, anzi, le stime sono al ribasso: 0,8% nel 2016, 0,9% nel 2017).

Analizzando, perciò, il trend dell'ultimo periodo, come osserva l'Istat nella consueta nota economica, a livello internazionale è proseguita la fase di decelerazione degli scambi mondiali e, quindi, di rallentamento dell'attività economica nell'area euro.

Nello specifico, nell'Eurozona, la crescita economica ha registrato un rallentamento: nel secondo trimestre la produzione industriale ha mostrato una contrazione (-0,3%), che si è continuata poi ad osservare ancora a luglio (-1,1% su base congiunturale). Tuttavia, segnali cautamente positivi sono giunti dal mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione stabile in agosto, allo stesso livello degli ultimi quattro mesi (10,1%). Ma è evidente, in ogni caso, la debolezza della ripresa.

Nelle ultime ore si era vociferato di un possibile allentamento da parte della Bce del programma quantitative easing, il cui obiettivo è contrastare i rischi di deflazione. Il meccanismo che s'innesca in questi casi – ovvero la discesa dei prezzi al consumo per un periodo prolungato –, ha effetti negativi sulle economie, in particolare su crescita e occupazione. La stessa Bce ha smentito le indiscrezioni (che subito hanno avuto un impatto sui mercati), ma il Fmi ha ribadito che in caso di mancata risalita dell'inflazione – un lieve aumento è stato rilevato a settembre – non è da escludersi un maggiore stimolo monetario.