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Confindustria: l'economia è ripartita ma la ripresa è deludente

Il neo presidente degli industriali Vincenzo Boccia illustra il suo programma e la sua visione dʼinsieme del contesto economico italiano: "Bene la riduzione dellʼIres al 24% nel 2017, ma non basta"

"La nostra economia è senza dubbio ripartita, ma non è in ripresa".

A sostenerlo è il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, alla sua prima assemblea. "E' una risalita modesta, deludente - spiega - che non ci porterà in tempi brevi ai livelli pre-recessione". Quindi "dobbiamo rilanciare l'Italia valorizzando le nostre capacità di seconda potenza manifatturiera, di sesta nazione esportatrice. Questa scelta ha un solo nome: politica industriale".

"Le conseguenze della doppia caduta della domanda e delle attività produttive sono ancora molto profonde". "Dobbiamo attrezzarci - dice - al nuovo paradigma economico. Dobbiamo costruire un capitalismo moderno fatto di mercato, apertura ai capitali, investimento nell'industria del futuro. Non partiamo da zero".

"Meno tasse sul lavoro, ok riduzione dell'Ires ma non basta" - "Spostare il carico fiscale alleggerendo quello sul lavoro e sulle imprese e aumentando quello sui consumi"; "abbattere le aliquote" con le risorse della "revisione degli sconti fiscali" e della lotta all'evasione. Sono i punti chiave del suo programma. Boccia definisce "ottima" la riduzione dell'Ires dal 2017 "che però non basta" e chiede di potenziare il bonus ricerca, rinnovare il "superammortamento" su investimenti, ma anche il rispetto dei vincoli Ue: ogni violazione delle regole "verrebbe sanzionata dai mercati".

"Bene la riforma costituzionale" - "Confindustria si batte fin dal 2010 per superare il bicameralismo perfetto e riformare il Titolo V della Costituzione. Con soddisfazione vediamo che questo traguardo è a portata di mano", afferma poi il neo presidente di Confindustria nella relazione all'assemblea annuale, aggiungendo che "la nostra posizione e le conseguenti azioni sul referendum verranno decise nel Consiglio generale convocato per il 23 giugno", dopo le amministrative e nel giorno del referendum inglese sulla Brexit.

Ai sindacati: "Non vogliamo giocare al ribasso" - "Non vogliamo giocare al ribasso: vogliamo una più alta produttività per pagare più alti salari", afferma.  Ma "ghli aumenti retributivi devono corrispondere ad aumenti di produttività. Con i profitti al minimo storico, lo scambio salario/produttività è l'unico praticabile",

"L'industria del futuro richiede dimensioni adeguate" - Boccia non crede nella piccola e media impresa. Per lui infatti "crescere deve diventare la nostra ossessione'' poiché essere piccoli è "solo una fase della vita dell'impresa, si nasce piccoli e poi si diventa grandi". "Prima di chiedere agli altri, dobbiamo iniziare ad indicare ciò che spetta a noi" e, in particolare, "innovare i modelli di governance e di finanziamento", diventando "meno bancocentrici".

"Politica industriale fatta di grandi obiettivi" - Infine invoca "una politica industriale fatta di grandi obiettivi, di stelle polari e finalizzata a creare le condizioni per un'industria innovativa, sostenibile e interconnessa". Oggi serve, avverte, "una politica industriale che gli altri Paesi si sono già dati. L'Italia no".