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Pressione fiscale record nel 2013: ha raggiunto il 53,2% dei redditi

Confcommercio: "Eʼ un record mondiale. Ma per far ripartire lʼeconomia bisogna realizzare subito una poderosa operazione: meno tasse e meno spesa pubblica, più riforme e più lavoro"

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Nel 2013 l'Italia ha toccato, in quanto a pressione fiscale effettiva, il record mondiale. Secondo l'Ufficio studi della Confcommercio, al netto del sommerso, le tasse nel 2013 hanno raggiunto il 53,2% dei redditi dichiarati. Sempre nello scorso anno la pressione fiscale apparente, quindi il rapporto tra imposte e Pil, si è attestata invece a quota 44,1%.

Tasse che, secondo il presidente dell'associazione, Carlo Sangalli, frenano la crescita: "per liberare le ingenti risorse necessarie per far ripartire l'economia bisogna realizzare subito una poderosa operazione: meno tasse e meno spesa pubblica, più riforme e più lavoro". Perché "tagliare le tasse per favorire la crescita è un passaggio ineludibile", dato che senza crescita i problemi "non si risolvono ma si acuiscono. E non si può escludere che a ottobre, per questi motivi, sarà necessaria una manovra correttiva".

Intanto l'ufficio studi di Confcommercio rivede al ribasso le proprie stime del Pil nel 2014: 0,3% invece dello 0,5%. Per i consumi però la curva è in crescita grazie all'effetto del bonus di 80 euro: a fine 2014 per i commercianti la crescita sarà dello 0,2%, un decimo di punto in più rispetto alla previsione di due mesi fa. Nel 2015, invece, la previsione è che il Pil cresca dello 0,9% mentre i consumi si attesteranno allo 0,7%.

E proprio per quanto riguarda il Pil, grazie ai nuovi criteri di calcolo internazionale che prevedono l'inclusione dei redditi derivanti dalle attività illegali (prostituzione, traffico di stupefacenti, contrabbando), l'Italia si troverà a disposizione 1,68 miliardi di euro di maggiori risorse, mentre a livello europeo sfioreranno i 22 miliardi. E Mariano Bella, direttore dell'ufficio studi, propone che grazie a questa maggiore disponibilità "si destinino 250-300 euro a testa per ciascuno dei sei milioni di italiani poveri assoluti".