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Torna a Milano il Wired Next Fest: per Tgcom24 parla Jarosinski

In occasione del Festival dellʼInnovazione e della Tecnologia a Milano, lo scrittore e autore del libro culto “Nein. Un Manifesto” racconta a Tgcom24 la filosofia al tempo di Twitter...

Dal 2012 twitta aforismi filosofici e battute al vetriolo con il suo alter ego social @NeinQuarterly. Le sue massime taglienti e spietate sono diventate un libro "Nein.

Un manifesto", uscito lo scorso settembre, ma Eric Jarosinski, ex docente di letteratura tedesca a New York, non si considera né un filosofo, né un esperto web. In questi giorni sarà ospite al Next Wired Fest (dal 27 al 29 maggio ai Giardini Indro Montanelli di Milano) per parlare di Twitter, filosofia e tempo. Tgcom24 l'ha intervistato e ha scoperto che ciò che più lo spaventa dei social è il pericoloso incalzare dei "Like" e dei "retweet"...

Professor Jarosinski siamo sempre "connessi", Wired è la parola d'ordine, lei è ospite di una manifestazione che celebra l'innovazione e il futuro e si interroga sul valore e la qualità del tempo: da web-filosofo quale è (diventato, aggiungerei) quel è secondo lei il futuro della filosofia? E di Twitter?
Be'... io non sono né un filosofo né un esperto web, ma posso darle comunque una prospettiva da #failedintellectual" (intellettualefallito come si definisce lui, ndr)... Il futuro della filosofia? La mia ipotesi è che da disciplina accademica qual è ora, diventerà sempre più difficile distinguere "filosofia" da "teoria", vale a dire, dalle sue connessioni concettuali con letteratura, cinema, arte, cultura e politica. Questo ha i suoi costi, ma è probabilmente un buono sviluppo. In quanto al futuro di Twitter, sarà sempre più difficile distinguerlo da Facebook. E questo è un po' più preoccupante.

La filosofia è l'arte di pensare e pensare richiede tempo, come ci concilia con l'immediatezza di Twitter e dei social?
Più che tempo la filosofia richiede riflessione sui propri pensieri e sul proprio credo, la comprensione di come si sono formati, di come cambiano e di come sono legati alla realtà.  Di conseguenza la distanza è essenziale per il pensiero filosofico. E questo si può ottenere attarverso la dimensione tempo naturalmente, ma anche attraverso una presa di coscienza della mediazione, sia essa tecnologica, spaziale, culturale, ecc. A questo proposito, se si volesse essere generosi, si potrebbe dire che Twitter non è semplicemente un ostacolo, ma forse anche un aiuto al pensiero critico

Si può fare filosofia con twitter? O si rischia di essere presi in una trappola omologante, stereotipata, fatta di tweet e retweet, quindi di ripetizioni... che non ti dà la possibilità di pensare, di prenderti tempo, per dare sfogo al tuo pensiero. Twitter è il tripudio della velocità e della sintesi.. come va d'accordo con la filosofia che è invece il trionfo della lentezza, della riflessione del tempo dilatato? Io non sono onestamente sicuro di sapere cosa voglia dire "fare filosofia". So cosa vuol dire studiare e insegnare, suppongo, ma non credo che sia proprio la stessa cosa. Anche in questo caso, però, credo che il tempo giochi a favore della distanza e della riflessione, ma è la stessa cosa che succede con la ripetizione di cui parla. Pensi alla nozione di Bertolt Brecht di "Verfremdung" o "straniamento". Per lui questo avviene in un tempo reale, in un teatro, attraverso l'interazione di attori e spettatori. L'obiettivo è una visione critica della realtà portando il quotidiano sul palco. Una componente fondamentale di ciò è la ripetizione, che spesso rivela che ciò che noi possiamo aver considerato naturale (rituali, le leggi della società, il nostro sistema economico ) è un fatto storico, cioè costruito. Più pericoloso della ripetizione è l'affermarsi dei Like o Retweet. Se si inizia a scrivere o pensare con quell'obiettivo ( e Twitter conduce a questa tendenza ), si diventerà pensatori più poveri e di conseguenza scrittori meno interessanti. E' un tendenza contro la quale è necessario lottare.

“Nein” è una sorta di moto di dissenso collettivo verso noi stessi, il mondo e chi ci vende facili soluzioni... quindi anche verso Internet che rende tutto più facile e accessibile?
In una parola: sì. Il collegamento di Nein alla tecnologia in generale è un rapporto di amore-odio. In un certo senso questo è semplicemente esagerazione per effetto comico . Ma, in verità, Nein cerca di articolare le contraddizioni che nascono dalle tecnologie stesse: esse creano nuove possibilità allo stesso tempo limitando gli altri.

Umberto Eco metteva in guardia dai pericoli del web e di internet per gli studenti, per i giovani e dopo aver ricevuto la laurea honoris causa disse: “Con i social parola a legioni di imbecilli. Mentre con la carta stampata erano solo reggimenti". E sempre in relazione agli “imbecilli” che si esprimono sui social, che “prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel” e ancora: "Più la frase si fa breve, più il messaggio conta. E invece a volte il bello è proprio quando il messaggio conta poco e il protagonista diventa il linguaggio". Come commenta queste posizioni?
Difficile. Capisco la frustrazione che esprime in queste citazioni, ma penso anche che tali preoccupazioni sono ciò che ci può motivare a cercare un potenziale più liberatorio nelle nuove tecnologie. Se le troviamo o no, è un'altra questione.

Twitter è bello però poi lo devi stampare e lei ha ricevuto grande visibilità in Rete, ma poi ha colto le opportunità professionali dai media tradizionali come il settimanale die Zeit in Germania e il NRC Handelsblad in Olanda... La rivincita di Gutenberg su Jack Dorsey? Della carta stampata sul web?
La risposta più breve è semplicemente, che i vecchi media pagano ancora. Senza la stampa, avrei avuto molte più difficoltà nel fare una vita da aforista.

Filosofia in 140 caratteri...uguale aforismi... l'aforisma come nuova forma di filosofia ai tempi di Internet?
Una vecchia forma, ma un nuovo contesto e nuove modalità di lettura e scrittura. Vecchie navi in nuove bottiglie.

Cosa direbbe Adorno se fosse vivo oggi... approverebbe?
La mia ipotesi è che Adorno non avrebbe approvato (anche se spesso faceva trasmissioni radiofoniche dei suoi saggi e conversazioni con altri pensatori ). Ma Benjamin, che in genere era più disposto a dare alle nuove tecnologie una possibilità, credo di sì.

Il tweet è sfida per provocare una reazione, ma ai giovani cosa direbbe? Una cultura dei Nein non rischia di trasformarsi in un narcisistico nichilismo sterile di facile fruizione?
La mia speranza è che la gente legga il mio lavoro con sufficiente attenzione per riconoscere che quello che sto facendo è tutt'altro che nichilista. In molti modi, Nein è un progetto incredibilmente ingenuo e idealista. Ma posso permettermi di essere fiducioso, solo se posso anche dare voce al mio cinismo, quindi prendermi in giro. La sfida della forma breve è quello di lavorare su diversi livelli in una sola volta.

Ha detto Nein ma se io le chiedessi adesso di dire Ja, per cosa lo direbbe?
Per avere l'ultima parola.
Danke.


Per conoscere il programma completo degli eventi Wired Next Fest 2016
Incontri, performance artistiche, laboratori di stampa 3D, gare di droni, sala giochi, esperienze di realtà virtuale, workshop e attività per i bambini ad ingresso gratuito, dal 27 al 29 maggio a MIlano e il 17 e 18 settembre a Firenze. 150 ospiti e relatori da Julian Assange a Giuseppe Sala, passando per Gabriele Salvatores, Milo Manara, Eric Jarosinski...  E poi tanta, tanta musica con i Subsonica, Fabri Fibra, Marracash e molti altri ancora.