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Riforma della scuola, riparte da Palermo la protesta degli insegnanti

Sit-in allʼufficio regionale per chiedere il diritto alla mobilità e a lavorare vicino ai propri cari. "La Buona Scuola - avverte il leader sindacale Pacifico - rischia di scatenare una guerra tra poveri"

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La riforma della scuola, ancora in fase di discussione, rischia di bloccare migliaia di insegnanti a lavorare in istituti lontani dalle loro case. La prevista immissione in ruolo dei precari infatti renderà molto più difficili i trasferimenti, assegnando ai nuovi ingressi molti dei posti che saranno creati, chiudendo le "finestre" di rientro per molti.

La protesta è firmata dal sindacato degli insegnanti Anief (associazione nazionali inseganti e formatori) e dal gruppo "Insegnanti in movimento", che organizzano per giovedì 2 aprile a Palermo un sit-in davanti all'Ufficio regionale scolastico della Sicilia.

"La cosiddetta Buona Scuola annunciata da Matteo Renzi metterà i docenti nella condizione di dover scegliere tra lavoro e famiglia - dice a Tgcom24 Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'Anief -. In pratica, a chi entra in ruolo in una regione diversa da quella di residenza sarà impedito di riavvicinarsi a casa. Una volta assunti, il trasferimento potrà essere concesso non prima di tre anni. E, viste le nuove regole, in vigore dal 2011, non si può neanche ricorrere all'assegnazione provvisoria".

Una situazione che, per una categoria come quella degli insegnanti, tra i quali l'80% sono donne, crea grossi problemi per la forzata lontananza da casa. Tutta "colpa" della continuità didattica? "La continuità didattica è un mito che non esiste - ribatte Pacifico - perché la legge in vigore prevede che da provincia a provincia ci si possa trasferire. Dove va a finire la continuità didattica se oggi sono a Siracusa e domani a Palermo? Il problema è che resto bloccato in una regione, spesso lontano da casa, almeno per tre anni senza alcun motivo. Noi chiediamo che sia garantito al tempo stesso il diritto al lavoro e il diritto alla famiglia".

La riforma prevede che l'organico di fatto resterà quello attuale, mentre quello di diritto si amplierà grazie alla creazione dei posti per i nuovi assunti, che saranno chiamati dai presidi. E dove dovrebbero confluire i precari. "Tutto bene -, precisa Pacifico -, ma noi chiediamo anche di garantire il diritto alla mobilità per la nostra categoria. Se oggi il problema è ridotto perché molti posti sono riservati appunto alla mobilità, con il nuovo sistema quei posti rischiano di sparire".

Gli organizzatori ci tengono a sottolineare che non vogliono scatenare una "guerra tra poveri", precari da parte e insegnanti in mobilità dall'altra. Perché, assicurano, le esigenze di entrambi possono trovare una risposta. Il malcontento però cresce nella categoria. Che, dopo il sit-in di giovedì a Palermo, si è già data un secondo appuntamento. Uno sciopero nazionale è stato organizzato per il 24 aprile a Roma, dove gli insegnanti sfileranno per chiedere al governo di ascoltare le loro ragioni.