Strage di Erba, il medico che rianimò Mario Frigerio: "Se intossicato dal monossido sarebbe stato trasferito"
E sulle intercettazioni Franco Foti concorda con la teoria del Direttore di salute mentale, Claudio Cetti, secondo cui il 2 gennaio 2007 Frigerio era lucido quando fece il nome di Olindo.
Ai microfoni di "Quarto Grado" il medico rianimatore Franco Foti ripercorre l'intervento sanitario su Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage di Erba dell'11 dicembre 2006 in cui persero la vita quattro persone. Foti ricorda quando prese in carico il paziente, arrivato all'ospedale Sant'Anna di Como con un quadro clinico grave costituito da uno shock emorragico, una ferita profonda alla gola e ustioni di secondo grado al volto e al dorso. Sulla presunta intossicazione da monossido di carbonio scaturita dal rogo appiccato alla scena del delitto, condizione che come afferma la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi avrebbe potuto alterare la lucidità mentale, Foti afferma: "Se il paziente avesse necessitato di un trattamento iperbarico sarebbe stato trasferito in un centro adeguato".
Un altro capitolo riguarda le intercettazioni catturate sin dalle ore successive al ricovero di Mario Frigerio in ospedale. Il medico rianimatore fu uno dei pochi a sapere che la stanza in cui era degente il supertestimone della strage di Erba sarebbe stata dotata dei dispositivi per le registrazioni ambientali. "Ricordo che accanto alla stanza fu allestito un locale non accessibile a tutti", spiega Foti. Il medico rianimatore sposa la teoria del direttore di salute mentale Claudio Cetti secondo cui il 2 gennaio 2007 Frigerio era lucido quando fece il nome di Olindo.
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