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Ergastolano evaso nel Varesotto, presi quattro membri del commando

A loro carico i Cc hanno raccolto ʼʼgravi elementi di colpevolezzaʼʼ

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Sono state fermate le tre persone interrogate nella notte nella caserma dei carabinieri di Gallarate (Varese) in relazione all'assalto al furgone della polizia penitenziaria per liberare Domenico Cutrì. I tre erano residenti nell'hinterland milanese. Una quarta persona, un pregiudicato residente da tempo nel milanese ma di origini napoletane, è stato fermato nel capoluogo campano. Facevano tutti parte del commando entrato in azione lunedì.

Il fermo operato dai carabinieri di Gallarate è stato deciso dopo l'interrogatorio durato tutta la notte, durante il quale hanno negato qualsiasi addebito. A carico dei tre, tutti trentenni residenti nell'alto milanese tra Inveruno e Magenta, i Cc hanno raccolto "gravi elementi di colpevolezza". Sono stati quindi trasferiti nel carcere di Busto Arsizio. Uno di loro ha importanti precedenti pensali. I tre, che si stavano nascondendo nel Vercellese, hanno cercato di coprirsi il volto per non farsi fotografare e riprendere dalle telecamere. Uno di loro si è coperto il volto con l'ordinanza di fermo.

Il quarto fermo a Napoli - Una quarta persona è stata invece fermata a Napoli. Si tratta di un pregiudicato di origini napoletane, Aristotele Buhne, che da tempo abitava a Turbigo, nel Milanese. L'uomo, di 31 anni, è stato bloccato all'uscita del cimitero di Portici dove si era recato da solo per portare dei fiori sulla tomba del nonno.

Ricercato anche terzo fratello Cutrì - Tutti e quattro sono sospettati di aver fatto parte del gruppo armato entrato in azione per liberare Domenico Cutrì. Oltre ad Antonio Cutrì, deceduto nel corso dell'assalto, avrebbe partecipato all'azione anche l'altro fratello, Daniele, 23 anni, irreperibile dal giorno dell'evasione del fratello. Inoltre sono in corso le ricerche della fidanzata di Antonino Cutrì. La donna, scomparsa insieme al figlio di 5 anni, è sospettata di aver avuto un ruolo nell'evasione dell'ergastolano. Altre persone vicine ai Cutrì potrebbero aver avuto, invece, un ruolo logistico nella vicenda.

Le indagini si concentrano in Piemonte - Le accuse per i quattro fermati sono di procurata evasione, detenzione e porto di armi da guerra e clandestine. Le indagini dei carabinieri si concentrano in Piemonte, dove sarebbero anche state trovate tracce del passaggio dei fuggitivi. I Cutrì potrebbero avere utilizzato più di un covo, temendo che quello individuato inizialmente potesse essere "bruciato" dalle ricerche dei Cc.