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Regeni, procuratore generale dell'Egitto vuole incontrare i genitori

Confermati controlli della polizia su Giulio, "ma non emerse nulla"

Il procuratore generale dell'Egitto "ha espresso la sua disponibilità ad incontrare a breve i genitori di Giulio Regeni per manifestare, anche a loro, l'impegno e la volontà di giungere alla scoperta e alla punizione dei colpevoli di un così grave delitto".

Lo si legge nella nota congiunta dei magistrati italiani ed egiziani al termine del vertice che si è tenuto a Roma. Il tavolo si è concluso con un "rinnovato impegno a collaborare per accertare la verità".

Individuate nuove persone presenti il giorno della scomparsa - Il vertice tra il procuratore egiziano Nabeel Sadek e quello italiano Giuseppe Pignatone, si legge nella nota, è servito "per un proficuo confronto sugli elementi sin qui raccolti dai due uffici". In particolare Sadek "ha illustrato e consegnato l'ampia, completa e approfondita relazione sull'esame del traffico delle celle". In base a questi dati è stato possibile individuare nuovi soggetti presenti nella zona in cui Regeni si trovava al momento della scomparsa, il 25 gennaio, e il giorno del ritrovamento del cadavere, il 3 febbraio.

"Documentazione ampia e approfondita" - Da fonti giudiziarie trapela soddisfazione al termine dell'incontro in cui è stata presentata una documentazione "approfondita e ben fatta" che rappresenta un "salto di qualità e di chiarezza" rispetto a quanto avvenuto nei mesi scorsi. 

Il Cairo conferma: "Ci furono controlli su Giulio" - Durante l'incontro, il procuratore egiziano ha poi confermato "che la polizia de II Cairo, in data sette gennaio 2016 ha ricevuto dal Capo del sindacato indipendente dei rivenditori ambulanti un esposto su Giulio Regeni a seguito del quale ha eseguito accertamenti sull'attività" dello studente italiano. Tuttavia, continua la nota, "all'esito delle verifiche, durate tre giorni, non è stata riscontrata alcuna attività di interesse per la sicurezza nazionale e, quindi, sono cessati gli accertamenti".

"Superare ostacoli per ottenere i video della metropolitana" - Affrontata anche la questione dei video delle telecamere di sorveglianza, mai consegnati all'Italia. "Vi è il comune impegno - scrivono Pignatone e Sadek - a superare gli ostacoli tecnici che sinora hanno impedito di completare l'accertamento al fine di poter acquisire alle indagini anche gli eventuali elementi di prova contenuti nei video".

"Deboli indizi sul coinvolgimento dei criminali uccisi" - Infine, sulla banda criminale composta dai cinque malviventi, uccisi il 24 marzo, sul loro capo e sul suo parente in casa del quale furono trovati i documenti di Regeni, la procura egiziana parla di "solo deboli indizi di un collegamento" con il sequestro e l'uccisione di Giulio. Si continueranno comunque "le indagini, per verificare eventuali relazioni tra la banda criminale, di cui fanno parte anche altre persone, e gli autori dell'omicidio". Continueremo a indagare, ha concluso Sadek "sino alla scoperta dei colpevoli, senza escludere nessuna pista investigativa".