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Banda della Uno Bianca, scarcerato Marino Occhipinti: era all'ergastolo

Trentʼanni fa uccise la guardia giurata Carlo Beccari durante lʼassalto a una Coop alle porte di Bologna. I giudici: "Pentimento autentico"

Banda della Uno Bianca, scarcerato Marino Occhipinti: era all'ergastolo - foto 1
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Marino Occhipinti, l'ex poliziotto all'ergastolo per l'omicidio della guardia giurata Carlo Beccari nell'assalto a un portavalori alla Coop di Casalecchio di Reno (Bologna) il 19 febbraio 1988, pezzo della scia di sangue sparsa tra Emilia-Romagna e Marche dalla Banda della Uno Bianca a cavallo tra gli anni '80 e '90, è stato scarcerato.

Il provvedimento, che accoglie la richiesta presentata dal suo avvocato, Milena Micele, è stato notificato a Occhipinti lunedì in carcere a Padova.

Occhipinti, 53 anni, in semilibertà dal 2012, potrà ora quindi lasciare la struttura penitenziaria. La decisione, scrive il Corriere della Sera, è stata presa dal giudice Linda Arata e dal presidente del Tribunale di Sorveglianza, Giovanni Maria Pavarin, sulla base della documentazione presentata dai legali dell'ex poliziotto assassino. Il suo pentimento, si legge nel provvedimento, è "autentico", ha "rivisitato in modo critico il suo passato" e "non è socialmente pericoloso".

La notizia è stata accolta con sgomento da Anna Maria Stefanini, la madre di Otello, il carabiniere ucciso il 4 gennaio 1991 nel quartiere del Pilastro a Bologna. "Alla sua età si può ricostruire una vita, invece mio figlio aveva ventidue anni quando l'hanno massacrato! Voglio replicare al giudice che testualmente ha scritto che il suo pentimento è autentico, invitandolo a riflettere su come nessun pentimento possa considerarsi compiuto se non è accompagnato dal perdono dei familiari delle vittime, vittime essi stessi della perdita dei propri cari ad opera di azioni criminali che, nel caso della Banda della Uno Bianca hanno determinato l'omicidio di 24 persone e il ferimento grave di altre 103".

Giù ad agosto dello scorso anno fece discutere la notizia del permesso che gli fu accordato per trascorrere una settimana in albergo in Valle d'Aosta per un'iniziativa promossa da Comunione e Liberazione e dalla Cooperativa Giotto, alle cui dipendenze lavora da oltre 15 anni. Un permesso-premio, accordato dal Tribunale di Sorveglianza di Padova dove Occhipinti era detenuto, duramente criticato dall'associazione dei familiari delle vittime.

Associazione che, anche in questo caso, prende duramente posizione: "Siamo tutti sconvolti, potevano almeno avvisarci visto che sanno qual è l'indirizzo dell'associazione - commenta la presidente Rosanna Zecchi -. Per me Marino Occhipinti non è responsabile di un solo omicidio, ma di tutti i reati commessi dalla Banda della Uno Bianca, come gli altri. Deve esserci rispetto per noi".

La donna spiega quindi di aver "parlato con la sorella di Carlo questa mattina e mi ha detto che le è mancato il respiro quando ha saputo della liberazione. Questi sono criminali che non si rendono conto del male che hanno fatto. Non mi interessa che si è dissociato da quei crimini, lui sapeva cosa facevano i Savi e avrebbe potuto parlare per evitare altri morti".