Morte avvocato dei vip, la sorella Marzia Corini assolta dall'accusa di averlo ucciso con un'overdose di sedativo
La donna, medico anestesista, accudì il fratello, malato terminale, con cure palliative. Finì nei guai anche per una questione di eredità. Ma la sentenza della Corte d'assise d'appello di Milano la scagiona
È stata assolta dall'accusa di omicidio volontario Marzia Corini, medico anestesista, imputata per aver ucciso nel 2015 il fratello Marco Corini, avvocato di vip e calciatori, con un'overdose del sedativo Midazolam.
Lo ha deciso la Corte d'Assise d'appello di Milano, nel processo di secondo grado bis. La Cassazione aveva annullato con rinvio l'assoluzione della Corte d'Assise d'appello di Genova, che aveva ribaltato la condanna di primo grado a 15 anni.
"Il fatto non sussiste"
I magistrati hanno assolto la donna con la formula "perché il fatto non sussiste" e le motivazioni della sentenza saranno comunicate tra 40 giorni: il 27 aprile del 2023 la Cassazione aveva annullato con rinvio una precedente sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d'assise d'appello di Genova.
"Non luogo a procedere" per altri due reati
I giudici hanno inoltre disposto il "non doversi procedere" per prescrizione per altri due reati contestati, un presunto furto di farmaci e un presunto falso nel testamento.
Cure palliative nella casa di Ameglia
L'anestesista, 59 anni, aveva assistito a lungo il fratello, malato terminale di tumore, nella sua casa di Ameglia, in provincia di La Spezia. La sorella lo aveva accudito in particolare in quegli ultimi momenti di vita, quando i medici avevano deciso di somministrargli unicamente cure palliative.
L'ultima iniezione
La morte era sopraggiunta dopo un'iniezione di sedativo che, ha spiegato il difensore della donna Vittorio Manes, è stata somministrata la mattina dell'ultimo giorno di vita di Marco. L'uomo morì in serata dopo 30, 40 minuti di respiro affannoso. I giudici di primo grado avevano accolto la tesi dell'accusa: il decesso sarebbe stato provocato da Marzia con una sedazione letale.
Il nodo testamento
Era sopraggiunta anche la complicazione del testamento del fratello, al quale erano state fatte correzioni. E in secondo grado era stata confermata per Marzia solo la condanna per il reato di falso nel documento.
La tesi di Marzia e la questione eredità
Marzia sostenne sempre di aver iniettato il sedativo per alleviare le sofferenze del fratello, ma in primo grado aveva prevalso la tesi che la donna volesse impossessarsi di un milione di euro nell'eredità.
Assolta da tutte le accuse
Con questa sentenza la donna viene assolta da tutte le accuse. Ma ora, dopo che saranno rese note le motivazioni, dovrà prendere una decisione la Procura generale di Milano, che per l'anestesista aveva chiesto la condanna a 14 anni e due mesi, in linea con quella inflitta in primo grado: la Procura potrebbe anche scegliere il ricorso in Cassazione.
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