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Quasi un milione di italiani "pazzi per l'azzardo"

Quando il gioco diventa come una dipendenza o unʼossessione. Una "scuola di buone pratiche" per amministratori e operatori sociali.

Ufficio stampa

Mentre l'azzardo conquista nuovi spazi on line e le slot machine entrano nelle case degli italiani via computer, alcuni comuni affrontano la “malattia da gioco” che tocca quasi un milione di persone.  

Si chiama "scuola di buone pratiche" la serie di incontri aperti ad amministratori, operatori sociali o sanitari lanciata a Corsico vicino a Milano alla fine di novembre. Prossimo appuntamento il 24 gennaio su “economia e legalità”. A fine febbraio la giornata su “comunicare la legalità”. A metà marzo si trarranno le conclusioni alla fiera “Fa la cosa giusta”.

Si calcola che 15 milioni di italiani giochino d'azzardo abitualmente. Tre milioni sono valutate le persone a rischio, 800 mila non sanno frenarsi davanti a slot machine e roulette elettroniche con una necessità compulsiva. Bruciano stipendi e risparmi, talvolta finiscono in mano a usurai. Il gioco d'azzardo muove un giro d'affari da oltre 90 miliardi l'anno con crescite esponenziali nell'ultimo periodo.

E' stato calcolato che ciascun italiano bruci 1.600 euro l'anno in media. “Soldi sottratti non soltanto ai giocatori, ma anche ai consumi e al rilancio dell'economia", ha detto Maria Ferrucci, sindaco di Corsico. "Chi si mangia soldi alle macchinette, non ha più un euro da spendere. Così una fetta della ricchezza nazionale scompare dalle tasche degli italiani".

“Fino a trent'anni fa, gli italiani giocavano poco e non amavano il rischio”, ha sottolineato il sociologo Maurizio Fiasco della Consulta nazionale fondazione anti usura.

Marco Papa, coordinatore del progetto legalità, mette in evidenza altri aspetti: “Soltanto una minima fetta degli introiti finiscono allo Stato”, dice. “Su 90 miliardi, alle casse pubbliche arrivano 8-9 miliardi l'anno. In altri Paesi si prevedono anche interventi terapeutici per curare le forme estreme di questa dipendenza".

Molti amministratori segnalano una ridotta possibilità di intervento. Chiedono maggiori poteri di controllo o di autorizzazione per le licenze delle sale gioco o limiti nelle pubblicità di settore. “C'è anche un problema più generale di mentalità”, conclude il sindaco Ferrucci. “Ci si affida al caso quando si perde fiducia nel futuro. E' utile recuperare un senso del limite, un tradizionale ‘gusto della prudenza'".

Alle iniziative partecipano Filippo Torrigiani di Avviso Pubblico, Mario Viviani, avvocato specializzato in amministrazione pubblica, Ernesto Gola dalla Asl Milano 1, Daniela Capitanucci per il laboratorio Nuove dipendenze, Pierpaolo Casarin di Philosophy for children, don Armando Zappolini per le Comunità di accoglienza, Giorgio Tiraboschi dal presidio Libera Pavia, e i coordinatori Sandra Volpe, Angela Fioroni e Piero Magri. L'iniziativa è in collaborazione con Terre di mezzo, la Lega delle autonomie locali, Anci e Rete comuni.