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Lega, da Belsito 200mila euro ai figli di Bossi
Aperta la cassaforte dell'ex tesoriere

La Procura di Reggio Calabria vuole risalire ai contatti tra lʼuomo e la cosca De Stefano

Ansa

Tre Procure sui soldi lumbard.

Il filone più inquientante arriva da R.Calabria dove si punta il dito su un collegamento con la cosca della 'ndrangheta. Tutto ruota attorno a Romolo Girardelli, faccendiere legato al clan. Il figlio è socio con Belsito in una immobiliare e in società con Bonet, collaboratore del leghista e già indagato. Si parla di 6 milioni finiti all'estero, di soldi in un cappello e di una Panamera di dubbia provenienza.

Secondo alcune indiscrezioni, dagli atti dell'indagine emergerebbero cifre da capogiro destinate alla famiglia Bossi. Belsito avrebbe prelevato dalle casse del partito oltre 200mila euro per le spese personali dei figli del Senatur. Altri soldi, tra i 200 e i 300mila euro, sarebbero finiti nelle casse del SinPa, il sindacato padano fondato da Rosi Mauro. Per gli inquirenti, parte dei fondi a disposizione di Belsito sarebbero serviti anche a pagare i lavori di ristrutturazione della villa di Gemonio di Umberto Bossi.


Come arrivare a Belsito


Secondo i magistrati di Reggio il genovese Girardelli, legato per la Dda al clan dei De Stefano, avrebbe svolto l'attività di riciclatore grazie alle sue capacità di ''monetizzazione di 'strumenti finanziari atipici' di illecita provenienza''. L'uomo è socio di Belsito, attraverso il figlio

Alex Girardelli

, nella Effebi Immobiliare, società con sede a Genova e attiva nel settore immobiliare e commerciale.  Girardelli è risultato anche essere responsabile dello sportello genovese di un'altra società, la Polare Scarl riconducibile all'imprenditore veneto

Stefano Bonet

, un altro dei personaggi su cui ruota l'inchiesta insieme all'avvocato

Bruno Mafrici

, calabrese d'origine ma trapiantato a Milano dove ha lo studio, ed a

Paolo Scala

, considerato il promotore finanziario di fiducia del gruppo Bonet, specializzato nella gestione di articolate operazioni finanziarie a Cipro, dove risiede. Sono loro, secondo le indagini della Dia, i protagonisti del trasferimento dei sei milioni.

Le intercettazioni: i soldi nel cappello di Belsito


In un riscontro d'inchiesta, Bonet prova a chiedere a Scala se il denaro inviato da Belsito a Cipro e in Tanzania provenga dalla Lega nord, ma la risposta èlapidaria: ''Non so cosa sia, lui mi ha detto che vengono da lui''. Dall'inchiesta sono emersi anche passaggi di denaro nascosto in un cappello da Bonet a Belsito ed anche di una

Porsche Panamera

. Bonet secondo l'accusa, pagava anche Mafrici per la sua attività professionale, pur se non ne era contento.  Ed alla sua segretaria che gli faceva notare che alcune voci di una parcella non sembravano congrue l'imprenditore rispondeva secco: ''evidenzia che è

un'operazione politica e bisogna pagare

. Fine della questione''.

I pm: "Documenti utili in cassaforte"


Gli investigatori hanno sequestrato la documentazione nella cassaforte del tesoriere della Lega, Francesco Belsito, indagato per appropriazione indebita. L'apertura è stata disposta dai pm di Napoli e di Milano per l'inchiesta che ha portato ieri alla perquisizione della sede del Carroccio a Milano. Secondo i magistrati, i documenti sono "utili per l'indagine".

I 12 milioni del gruppo Bonet


Ma l'attenzione è concentrata anche su altre operazioni condotte dal gruppo Bonet per un importo di circa 12 milioni con la società Siram, operante nel settore degli impianti tecnologici e del riscaldamento con la quale la Polar, scrivono gli investigatori, ''ha stipulato un accordo commerciale nel settore dell'innovazione e della ricerca, giovandosi del

patrocinio politico di Belsito

''. Accordo che ha dato origine ad una serie di trasferimenti di denaro tutt'altro che chiari per gli investigatori.