Le autorità di Pechino hanno infatti stabilito nuove regole più restrittive per la stampa online astendendo ad essa la campagna di controlli già imposti ad altri siti Web, quali blog e gruppi di discussione. Nel dettaglio, secondo quanto si apprende, "lo Stato vieta la diffusione di qualsiasi notizia con un contenuto che sia contrario alla sicurezza nazionale e all'interesse pubblico".
Annunciata dall'agenzia Nuova Cina, la normativa entrerà subito in vigore. Ancora ignote le regole alla base del provvedimento, secondo cui comunque i siti Internet devono essere destinati a "servire il popolo e il socialismo, e insistere sulla corretta guida dell'opinione pubblica per preservare gli itneressi nazionali e publici". Una precisazione che rende ancora più difficile la libera circolazione delle notizie e delle opinioni nel Paese.
Gli organi di stampa già presenti in Cina hanno bisogno di un'autorizzazione per gestire un sito di notizie, mentre i nuovi operatori dell'informazione devono registrarsi presso un apposito ufficio governativo. E non è tutto qui. La Cina dispone infatti di una speciale unità di "ciberpolizia" che setaccia la Rete con l'obiettivo di controllare e regolare i contenuti diffusi. I messaggi che criticano il governo o riguardano argomenti delicati vengono rapidamente cancellati.
Nei mesi scorsi è stata imposta la registrazione di siti Internet quali i blog e i forum di discussione. Da marzo, gli studenti e i gestori dei gruppi di discussione universitari online devono registrarsi sotto la loro vera identità. L'accesso a molti siti stranieri di notizie viene infine regolarmente bloccato. La libertà online in Cina resta ancora un'utopia.