Il Rapporto Istat 2025 racconta un Paese che invecchia, con nuove generazioni qualificate ma senza opportunità
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Un sistema economico e sociale in transizione lentaFamiglie, povertà e divari territorialiCambiamenti demografici e transizione generazionaleTransizione verde e rischi ambientali
Il Rapporto Annuale Istat 2025 restituisce un'immagine articolata e complessa dell'Italia contemporanea, evidenziando le principali sfide che il Paese si trova ad affrontare. Lo studio, giunto alla trentatreesima edizione, analizza i cambiamenti economici, demografici e sociali dell'anno appena trascorso, offrendo un quadro dettagliato delle trasformazioni in corso.
I temi centrali spaziano dalla crescita economica contenuta all'invecchiamento della popolazione, dall'evoluzione del mercato del lavoro alle dinamiche dell'istruzione, dalle condizioni economiche delle famiglie agli impatti della transizione tecnologica. Un'istantanea che mette in luce sia alcuni segnali positivi - come l'espansione dell'occupazione e il consolidamento della fase inflattiva - sia le criticità strutturali che frenano lo sviluppo del Paese.
In 242 pagine, il rapporto si concentra in particolare sulle generazioni, analizzando come i diversi gruppi di età stanno affrontando le trasformazioni economiche e sociali, con un focus specifico sulle nuove generazioni, più istruite ma spesso penalizzate in termini di opportunità e reddito.
Nei prossimi paragrafi esploreremo nel dettaglio le principali evidenze emerse dall'analisi dell'Istituto Nazionale di Statistica, offrendo una lettura approfondita delle sfide e delle potenzialità dell'Italia contemporanea.
Il primo capitolo del rapporto offre una panoramica del quadro macroeconomico italiano, segnato da una crescita moderata e discontinua. Il Pil ha registrato un rallentamento nel 2024, a fronte di una domanda interna debole e una minore spinta degli investimenti.
L’occupazione è aumentata in valore assoluto, soprattutto nei contratti a tempo indeterminato, ma resta fragile e soggetta a forti squilibri settoriali e territoriali. In questo scenario, le grandi transizioni – digitale, ambientale, demografica – avanzano lentamente, ostacolate da una bassa produttività, da una scarsa propensione all’innovazione e da vincoli strutturali di lungo periodo.
L’Italia, pur avendo accesso a risorse straordinarie come quelle del Pnrr, fatica a trasformarle in cambiamento sistemico. Le politiche pubbliche mostrano segnali di discontinuità, e la frammentazione decisionale incide negativamente sulla capacità di pianificazione e attuazione delle riforme.
Il secondo capitolo si concentra sulle condizioni materiali delle famiglie italiane, evidenziando una diffusa fragilità economica che colpisce in particolare i nuclei numerosi, le famiglie con minori e quelle residenti nel Mezzogiorno. Sebbene l’inflazione si sia attenuata nel 2024, il potere d’acquisto delle famiglie è ancora distante dai livelli precedenti alle crisi recenti.
Le disuguaglianze territoriali restano profonde: al Sud si rilevano tassi di povertà più elevati, minore accesso ai servizi pubblici essenziali, più bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro e tassi scolastici inferiori. A queste criticità si sommano nuovi rischi sociali legati alla precarietà lavorativa e alla frammentazione delle reti di sostegno. Il quadro che emerge è quello di una società in cui le disuguaglianze si riproducono e si rafforzano, rendendo più difficile la mobilità sociale e il consolidamento della classe media.
Il terzo capitolo affronta il nodo cruciale del declino demografico, sottolineando come il 2024 abbia registrato un nuovo minimo storico di nascite – appena 370mila bambini – mentre la popolazione residente è scesa sotto la soglia dei 59 milioni.
L’invecchiamento della popolazione avanza rapidamente: oggi più di un italiano su quattro ha oltre 65 anni. Cambia anche la struttura familiare: aumentano le famiglie composte da una sola persona e le coppie senza figli. I giovani posticipano sempre più le tappe fondamentali della vita adulta – lavoro stabile, autonomia abitativa, maternità e paternità – a causa di ostacoli economici e instabilità professionale.
La transizione generazionale è rallentata e rischia di compromettere il ricambio nelle istituzioni, nel mercato del lavoro e nel sistema previdenziale. Anche l’immigrazione, in lieve ripresa, non basta a compensare il saldo negativo della natalità e non è ancora integrata in modo efficace nelle dinamiche socio-economiche.
L’ultimo capitolo del rapporto è dedicato alla sostenibilità ambientale e ai rischi collegati al cambiamento climatico. L’Italia mostra alcuni segnali positivi, come la diminuzione delle emissioni di gas serra e una riduzione dei consumi energetici, in parte legata anche al rallentamento economico.
Cresce l’utilizzo delle fonti rinnovabili, ma resta al di sotto della media Ue e ancora lontano dagli obiettivi fissati al 2030. Il territorio nazionale si conferma altamente esposto ai rischi ambientali: frane, alluvioni, ondate di calore e siccità diventano fenomeni sempre più frequenti e dannosi, con impatti diretti sull’agricoltura, sulle infrastrutture e sulla salute pubblica.
La governance ambientale soffre di lentezze e scarsa coordinazione, con piani locali frammentati e spesso non attuati. La transizione ecologica richiede un’accelerazione, non solo negli investimenti ma anche nella cultura istituzionale e nella capacità amministrativa di gestire i cambiamenti.