Il rapporto annuale

Istat: "Tra il 2019 e il 2024 salari reali hanno perso il 10,5%. Famiglie sempre più piccole: le persone sole sono il 36,2%"

Le retribuzioni contrattuali hanno perso il 10,5% del potere d'acquisto a causa della forte crescita dei prezzi. Le coppie con figli scendono al 28,2%. Il 23% della popolazione è a rischio povertà

21 Mag 2025 - 11:40
 © ansa

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Le retribuzioni contrattuali hanno perso, tra il 2019 e il 2024, il 10,5% del potere d'acquisto a causa della forte crescita dei prezzi. É quanto emerge dal rapporto annuale dell'Istat. In base alla stessa indagine risulta inoltre che le famiglie sono sempre più piccole e frammentate. Nel biennio 2023-2024 le persone sole costituiscono il 36,2% delle famiglie e le coppie con figli scendono al 28,2%.

Le retribuzione lorde per dipendente

 Il rapporto annuale dell'Istat chiarisce però che per le retribuzioni lorde di fatto per dipendente (quelli che tengono conto degli accordi aziendali e individuali e dei cambiamenti della composizione dell'occupazione) la perdita del potere d'acquisto "è stata più contenuta e pari al 4,4% in Italia", superiore al 2,6% della Spagna e all'1,3% della Germania. Nel 2024 nel settore privato dell'economia la produttività del lavoro si è ridotta del 2% (-0,2% quella del capitale).

Il Pil frena nel 2025

 "Le previsioni più recenti per il 2025 sono di un rallentamento della crescita rispetto all'andamento già moderato del 2024, come conseguenza principalmente degli effetti dell'evoluzione delle politiche commerciali globale". Lo scrive sempre l'Istat in riferimento alle stime di crescita fra cui quelle del Fmi (+0,4%) e Banca d'Italia e Mef (+0,6%) contro lo 0,7% registrato nel 2024. Le prospettive per il 2025 - spiega l'istituto statistico - sono condizionate "dalle possibili evoluzioni delle tensioni geopolitiche internazionali che rendono ogni previsione soggetta ad ampi margini di incertezza".

Conti pubblici e debito

 Istat poi nota anche il "netto miglioramento" dei conti pubblici con la discesa dell'indebitamento netto dal 7,2% al 3,4% del Pil e un debito cresciuto di sette decimi al 135,3%, meno di quanto stimato da Psb e Commissione europea, per la spesa per interessi (2 decimi) e la ridotta crescita del Pil. 

La geografia familiare del Paese

 L'Istat si sofferma anche sulla nuova composizione delle famiglie in Italia. Nel biennio 2023-2024 le persone sole costituiscono il 36,2% delle famiglie e le coppie con figli scendono al 28,2%. Secondo il Rapporto Istat, tra le cause instabilità coniugale, bassa fecondità e posticipo della genitorialità. L'aumento delle persone sole interessa tutte le età, ma soprattutto gli anziani. Quasi il 40% delle persone di almeno 75 anni vive da solo, in prevalenza donne. Famiglie ricostituite, coppie non coniugate, genitori soli non vedovi e persone sole non vedove rappresentano oggi il 41,1% delle famiglie, segnando una trasformazione strutturale nella geografia familiare del Paese.

Uno su dieci rinuncia a visite specialistiche

 Nel 2024 un italiano su dieci (9,9%) ha riferito di avere rinunciato negli ultimi 12 mesi a visite o esami specialistici, principalmente a causa delle lunghe liste di attesa e per la difficoltà di pagare le prestazioni sanitarie. I dati dell'Istat testimoniano l'affanno della sanità pubblica: la rinuncia a prestazioni vitali per la prevenzione e la cura è in crescita sia rispetto al 2023, quando era al 7,5%, sia rispetto al periodo pre-pandemico quando il dato era 6,3%, "soprattutto per l'aggravarsi delle difficoltà di prenotazione". Secondo il documento, nel 2024 la spesa pubblica per prestazioni sanitarie è salita a 130,1 miliardi dai 123,767 miliardi del 2023.

Un quarto della popolazione a rischio povertà

 In Italia poi quasi un quarto della popolazione, il 23,1%, è a rischio povertà o esclusione sociale (+0,3 punti sul 2023) ma al Sud la percentuale sale di un punto e tocca il 39,8%. L'indicatore riguarda le persone che hanno almeno un fattore di rischio tra la povertà (un reddito inferiore al 60% di quello mediano), la grave deprivazione materiale e la bassa intensità di lavoro. L'Istat sottolinea che il rischio di povertà ed esclusione sociale cresce per gli individui che vivono in famiglie il cui principale percettore di reddito ha meno di 35 anni (dal 28,4% al 30,5% del totale).

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