il ritratto

Chi è MacKenzie Scott: ex moglie di Bezos, co-fondatrice silenziosa di Amazon e oggi regina della filantropia

Dalla costruzione del colosso e-commerce a fianco del primo marito alla filantropia rivoluzionaria: la storia della donna che ha contribuito a creare Amazon e ora dona 19,2 miliardi in beneficenza

01 Lug 2025 - 22:59
 © -afp

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Venezia, fine giugno 2025: Jeff Bezos ha sposato Lauren Sánchez. Tre giorni di festa. Duecento invitati vip. Cinquanta milioni di euro di budget. Abiti couture, feste in pigiama, champagne a fiumi. Il matrimonio del secolo, protetto questa volta da un accordo prematrimoniale blindato.

Ma mentre il mondo si divide tra amanti e contestatori del lusso sfrenato, dall'altra parte di uno dei divorzi più costosi della storia si consuma una rivoluzione silenziosa. MacKenzie Scott, l'ex moglie, in sei anni ha fatto donazioni benefiche per 19,2 miliardi di dollari a oltre 2.450 organizzazioni. Zero rumore, zero gossip, molta pragmatica generosità.

Il contrasto è brutale. Lauren Sánchez: tanti outfit di alta moda, selfie con Kim Kardashian, abiti Dolce & Gabbana. MacKenzie Scott: jeans e maglietta, nessuna intervista, solo assegni miliardari che ridefiniscono il capitalismo moderno. Lasciando da parte l'amore e pensando solo al patrimonio, alla fine chi ha giocato la mano migliore tra le due signore? Conviene di più essere la ex Mrs Bezos o quella in "carica"?

Il profilo di una rivoluzionaria (molto) discreta

 Chi è davvero MacKenzie Scott? Dietro il ricco patrimonio dell'ex signora Bezos si nasconde una storia che suona come un romanzo di formazione americano, con tanto di rovesci di fortuna e colpi di scena. Nata il 7 aprile 1970 a San Francisco in una famiglia benestante, ha imparato presto che la ricchezza può svanire dall'oggi al domani: nel 1987 il padre va in bancarotta e lei, studentessa brillante a Princeton, si ritrova a fare la cameriera, la cassiera e la lavapiatti per pagarsi gli studi. È qui che incontra la sua mentore, la Premio Nobel Toni Morrison, che la definirà "una delle migliori studentesse che abbia mai avuto".

Il destino bussa alla sua porta nel 1992, durante un colloquio di lavoro al fondo hedge D.E. Shaw di New York. Dall'altra parte della scrivania c'è un certo Jeff Bezos, vice-presidente dell'azienda. "Il mio ufficio era accanto al suo e tutto il giorno sentivo quella risata favolosa. Come avrei potuto non innamorarmene?", racconterà anni dopo.

Si sposano nel 1993, quando Amazon non esisteva neanche come idea. Lei diventa la co-fondatrice silenziosa: negozia i primi contratti di trasporto da un Starbucks mentre lui scrive il business plan durante il viaggio epico da New York a Seattle. Il resto, come si dice, è storia dell'e-commerce.

L'impero del capitale e la sua redistribuzione

 Il divorzio del 2019 le ha fruttato il 4% delle azioni Amazon, valutate inizialmente 38 miliardi di dollari. Oggi, secondo il Bloomberg Billionaires Index, il suo patrimonio netto ammonta a 35,9 miliardi di dollari, rendendola la terza donna più ricca degli Stati Uniti e la 38esima persona più ricca al mondo.

Ma è quello che ha fatto con questa ricchezza a renderla una figura economicamente rivoluzionaria. Nel maggio 2019 ha firmato il Giving Pledge, impegnandosi a donare oltre la metà della sua ricchezza durante la vita o nel testamento, e da allora ha mantenuto il ritmo di donazioni più aggressivo nella storia del capitalismo moderno.

Il modello "Yield Giving": una disruption filantropica

 Nel 2022 Scott ha fondato "Yield Giving", nome che riflette la convinzione che si possa "aggiungere valore rinunciando al controllo". La fondazione opera principalmente attraverso due metodologie: il "Quiet Research", dove l'organizzazione contatta direttamente i beneficiari senza processo di candidatura, e l'"Open Call", un processo di selezione aperto lanciato nel 2023.

Il suo approccio è radicalmente diverso: donazioni di grandi dimensioni (circa 5 milioni di dollari contro i 123mila delle grandi organizzazioni filantropiche tradizionali), senza vincoli d'uso e senza obbligo di rendicontazione dettagliata. Questa metodologia rappresenta una critica implicita ma devastante al modello filantropico tradizionale, dove "i riferimenti culturali hanno associato la filantropia a persone facoltose che credevano di sapere meglio di altri come risolvere i problemi".

L'impatto economico

 Nel 2024 ha distribuito circa 2 miliardi di dollari a 199 organizzazioni, introducendo per la prima volta anche un processo di candidatura che ha assegnato 640 milioni di dollari a oltre 360 organizzazioni. Il 75% delle donazioni del 2024 si è concentrato su sicurezza economica, alloggi accessibili, stabilità lavorativa, sviluppo infantile e istruzione post-secondaria.

Uno studio triennale del Center for Effective Philanthropy su oltre mille organizzazioni beneficiarie ha dimostrato che le donazioni sono state "trasformazionali", con le organizzazioni che hanno investito responsabilmente in dotazioni, aumentato i budget operativi e assunto consulenti per massimizzare l'impatto strategico.

Particolarmente significativo è l'approccio di Scott verso gli "investimenti allineati alla missione", dove dirige risorse verso aziende for-profit impegnate a risolvere sfide sociali, creando un modello ibrido che unisce filantropia tradizionale e investimenti d'impatto.

Le polemiche politiche

 L'approccio di Scott ha attirato critiche, in particolare da Elon Musk, che ha attaccato le sue donazioni a "cause liberal". Nel 2024, 15 delle organizzazioni beneficiarie supportano direttamente la comunità LGBTQIA+, scatenando polemiche nella stampa conservatrice che ha accusato Scott di sostenere "cause estreme".

Queste critiche riflettono una tensione fondamentale nel sistema economico contemporaneo: il diritto dei super-ricchi di influenzare l'agenda sociale attraverso la filantropia strategica.

Nonostante i 19,2 miliardi già distribuiti, Scott mantiene una ricchezza stimata di 31,7 miliardi di dollari, dimostrando un paradosso del capitalismo contemporaneo: la crescita degli asset finanziari può superare la velocità di distribuzione anche dei filantropi più generosi.

MacKenzie Scott sta inconsapevolmente conducendo uno degli esperimenti più significativi di redistribuzione della ricchezza nella storia del capitalismo moderno. La sua generosità da record rappresenta un monito per i colleghi miliardari, che donano solo l'1,2% dei loro beni su base annua.

Il suo modello sfida tre assunti fondamentali dell'economia contemporanea: che i detentori di capitale siano i migliori allocatori di risorse, che la filantropia debba essere controllata e dirigista, e che la ricchezza estrema sia necessariamente un fenomeno permanente. Il messaggio che sembra lanciare ai novelli sposi è che il vero potere trasformativo della ricchezza potrebbe risiedere non nel suo accumulo e nello sperpero scenografico, ma nella sua strategica ridistribuzione.

 

 

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