l'italia la peggiore in europa

Le aziende credono di essere brave col welfare, ma i dipendenti... non sono d'accordo

Sette imprese su dieci pensano di offrire benefit efficaci, ma solo la metà dei lavoratori è soddisfatta

08 Ott 2025 - 16:22
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C'è un problema nel mondo del lavoro, e ha un nome quasi da film: il "Grande Gap". Le aziende sono convinte di trattare bene i loro dipendenti, di offrire welfare e benefit interessanti. I dipendenti, però, la pensano diversamente. E non di poco. Lo rivela il Great Employee Benefits Study 2025 (GEBS 2025), una ricerca realizzata da Epassi insieme all'università finlandese di Aalto su 6mila dipendenti e 1.435 dirigenti di tutta Europa. I numeri fanno riflettere: il 77% delle aziende è convinto di offrire soluzioni davvero efficaci. Ma solo il 54% dei dipendenti è d'accordo. Più o meno uno su due.

"Se il welfare non parla la lingua della vita quotidiana, non genera valore. E se non genera valore, diventa invisibile", spiega Alberto Perfumo, Ceo di Eudaimon, l'azienda italiana di welfare aziendale parte di Epassi nel 2023.

L'Italia fanalino di coda d'Europa

  Se guardiamo i dati paese per paese, l'Italia non fa proprio una bella figura. Solo il 65% dei lavoratori italiani si sente realmente coinvolto nel proprio lavoro. In Germania siamo al 77%, nel Regno Unito all'88%. Nei Paesi nordici come Svezia e Finlandia si tocca il 91%, nei Paesi Bassi il 90%. Ma c'è di più. Il 35% dei dipendenti italiani dice che i benefit offerti dall'azienda non sono utili o non li usa proprio. Eppure solo il 3% delle aziende ammette che esiste questo problema. Ecco il "Grande Gap": un divario enorme tra quello che le imprese pensano di fare e quello che i lavoratori percepiscono davvero.

Perché succede?

  Il problema, secondo gli esperti, è che aziende e dipendenti non parlano la stessa lingua. Le prime ragionano in termini di performance e pacchetti benefit standardizzati. I secondi hanno bisogni concreti, emozioni, aspettative che spesso non trovano risposta nei modelli tradizionali. Solo il 38% dei datori di lavoro italiani dice di adottare misure efficaci per migliorare l'esperienza dei collaboratori. Nel Regno Unito siamo al 61%, nei Paesi Bassi al 66%. E dal punto di vista dei dipendenti? Solo il 32% degli italiani nota miglioramenti nella propria esperienza lavorativa, contro il 58% nel Regno Unito e il 62% nei Paesi Bassi.

Cosa serve per colmare il gap

 "Oggi il welfare aziendale non può più essere pensato come una somma di benefit scollegati, ma come un ecosistema integrato, capace di generare valore reale per le persone", sottolinea Elisa Terraneo, marketing manager di Eudaimon. Insomma, non basta più dare qualche buono pasto o lo sconto in palestra. Serve ripensare il ruolo dell'impresa nella vita delle persone, passando da semplice erogatore di servizi a vero partner di benessere. Il welfare deve diventare personalizzato, dinamico, coerente con i bisogni reali. Altrimenti il rischio è continuare a remare controcorrente, come nella celebre frase finale del "Grande Gatsby" che ha ispirato il titolo dello studio: "Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato". E nel mondo del lavoro del 2025, restare ancorati al passato non è più un'opzione.