Addio solidale

L'eredità delle gemelle Kessler: il loro patrimonio a sostegno delle cause umanitarie e animaliste

Le artiste, icone dello spettacolo europeo, avevano indicato da tempo a chi destinare i loro beni: una scelta coerente con la loro vita condivisa e con l’impegno verso gli altri

18 Nov 2025 - 09:36
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L’ultima pagina della storia di Alice ed Ellen Kessler non è solo un racconto di addio, ma il capitolo conclusivo di una vita vissuta all’unisono. Le due artiste, morte tramite suicidio assistito a 89 anni, hanno attraversato più di sessant’anni di spettacolo lasciando un’impronta luminosa nella cultura pop europea, e hanno scelto di andarsene così come avevano sempre vissuto: insieme. E il loro ultimo gesto, un’eredità totalmente dedicata alla solidarietà, restituisce la misura di un legame straordinario e di valori che vanno oltre la scena.

La scelta delle gemelle Kessler

  Il loro nome, per decenni, è stato sinonimo di eleganza, ritmo e armonia. E anche nell’ora più delicata, le gemelle Kessler hanno mantenuto quella stessa coerenza: avevano preparato tutto, fino all’ultimo dettaglio. Non avendo figli né nipoti, la questione del futuro del loro patrimonio era stata affrontata apertamente già negli anni scorsi, con la trasparenza che ha sempre accompagnato ogni loro passo pubblico. Avevano raccontato in più occasioni come desiderassero che la loro uscita di scena potesse trasformarsi in un aiuto concreto per chi lavora ogni giorno a fianco dei più fragili.

Un’eredità trasformata in solidarietà

   La loro decisione, rivelata in un’intervista concessa al giornale tedesco Munchner Merkur, è chiara e diretta: destinare l’eredità a una serie di organizzazioni umanitarie selezionate personalmente. "Non abbiamo figli, né nipoti. Quindi erediteranno Medici Senza Frontiere, la Christoffel Blind Mission, Gut Aiderbichl, l’Unicef e l’Ordine di Malta", avevano spiegato con serenità. Un elenco che racconta una sensibilità trasversale: dall’assistenza medica alle cause internazionali, dal sostegno ai bambini alla protezione degli animali. Una mappa dei loro valori, forse il modo più eloquente per sintetizzare ciò che hanno rappresentato.

Il legame con le associazioni

  Non si è trattato di una scelta improvvisata. Nel corso degli anni, le gemelle avevano coltivato contatti e collaborazioni con alcune di queste realtà, mostrandosi spesso sensibili ai temi dell’assistenza umanitaria e della tutela dei più deboli. La Christoffel Blind Mission, ad esempio, sostiene persone con disabilità visiva o motoria; Gut Aiderbichl cura animali salvati da situazioni difficili. Ogni organizzazione riflette un aspetto diverso del loro impegno: dalla cura per l’infanzia alla compassione per gli animali, passando per la vicinanza a chi opera in prima linea nelle crisi del mondo.

Il grazie di Medici Senza Frontiere

  Tra le voci che hanno voluto ricordarle, quella di Laura Perrotta, direttrice generale della raccolta fondi di Medici Senza Frontiere, è forse la più sentita. "Ringraziamo profondamente le gemelle Kessler, noi come organizzazione Medici Senza Frontiere non accettiamo fondi pubblici, il loro lascito ci permette di portare avanti i nostri progetti anche nel futuro", ha dichiarato. E ancora: "È un modo molto bello e tenero di starci vicini. Hanno accettato la nostra richiesta di essere il volto di una campagna di raccolta fondi testamentari nel 2014 e l’hanno fatto in tv. Credo che poi siano apparse per la stessa questione anche su altre trasmissioni". Parole che mettono in luce non solo la generosità del gesto, ma il rapporto autentico che le due sorelle avevano instaurato con chi, ogni giorno, si impegna sul campo.

Un filo che unisce vita, arte e impegno

  Nell'immaginario collettivo, le gemelle Kessler restano le protagoniste di un’epoca d’oro dello spettacolo, capaci di portare sul palco un’eleganza che non appartiene più a nessun tempo preciso. Questo ultimo atto, sobrio, consapevole, carico di significato, racconta però un’altra parte della loro storia: quella più intima, fatta di gesti che parlano più dei riflettori.Il loro lascito, trasformato in risorsa per chi si dedica agli altri, diventa così una specie di coreografia finale: una danza silenziosa che continua a muoversi verso il bene. E mentre il pubblico le ricorda con nostalgia, il loro impegno, oggi più che mai, resta vivo.

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