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Ablyazov, Procaccini: "Informai il ministro"

Il capo di gabinetto si difende: "Nessuno ci disse che si trattava di un dissidente"

LaPresse

La prima testa a saltare dopo il caso dell'espulsione della moglie del dissidente kazako, Mukhtar Ablyazov, è quella di Giuseppe Procaccini, ormai ex capo di gabinetto del ministero dell'Interno. In carica dal 2008, nominato da Maroni e confermato da Cancellieri e Alfano, il suo nome era tra i più accreditati nella corsa alla poltrona di capo della Polizia. Oggi si difende: "Informai il ministro, sono nauseato per quanto è accaduto".

Il primo sfogo è proprio con Alfano, nella lettera di dimissioni presentata lunedì sera, prima che fosse la politica a cacciarlo: "Sono stato ingiustamente offeso". Procaccini, scrive il Corriere della Sera, ribadisce di aver parlato con il ministro dell'Interno. "Fu lui a chiedermi di ricevere l'ambasciatore kazako. La mattina dopo, lo informai che il diplomatico mi parlò della ricerca di un latitante e che avevo passato la pratica al prefetto Valeri".

La sua ricostruzione non combacia però con quella del vicepremier, che anche di fronte al Parlamento ha negato di essere stato a conoscenza della vicenda. Il nodo sembra essere proprio sull'espulsione della moglie e della figlia di Ablyazov. "Nessuno mi parlò di questo - ribadisce Procaccini - non ne sapevo nulla, né dell'espulsione, né che si trattasse di un dissidente. Mi fu solo detto che il latitante non era stato trovato e per me la vicenda si concluse".

Nelle sue parole restano l'amarezza e la delusione. "Sono testimone di quanta distorsione profonda della realtà sia stata consumata in questi giorni da una comunicazione velenosa, offensiva, fantasiosa e stancante. Lasciare in questo modo è amaro e ingiusto". Prima di concludere, l'uomo dello Stato parla da padre. "Prima che mio figlio morisse, gli ho promesso che sarebbe stato orgoglioso di me. Anche questo è per me motivo di tormento e non posso non tenerne conto mentre vengo ingiustamente offeso".