Il 16% degli italiani ha già utilizzato o sarebbe interessato a provare farmaci nati per la cura del diabete ma diventati popolari per i loro effetti sul metabolismo e sulla perdita di peso
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Il Rapporto Coop 2025, presentato in questi giorni, fotografa un’Italia sempre più attratta dalla cosiddetta pharma diet. Secondo lo studio, il 16% degli italiani – pari a circa 5,6 milioni di persone – ha già utilizzato o sarebbe interessato a provare farmaci nati per la cura del diabete ma diventati popolari per i loro effetti sul metabolismo e sulla perdita di peso. Un fenomeno che segna un cambio di prospettiva radicale: non più solo diete ed esercizio fisico, ma l’affidamento alla farmacologia per modellare il corpo.
Alla base della pharma diet ci sono i farmaci a base di GLP-1 (Glucagon-Like Peptide 1), capaci di simulare l’azione di un ormone naturale che stimola la produzione di insulina, riduce la glicemia e rallenta lo svuotamento dello stomaco. In pratica, chi li assume si sente sazio più a lungo e tende a mangiare di meno, con un effetto diretto sulla perdita di peso.
Gli studi confermano risultati significativi. Un'analisi pubblicata su Diabetes, Obesity and Metabolism nel 2023, condotta su oltre 15 mila persone, ha mostrato cali di peso medi superiori ai 5 chili e una riduzione della circonferenza vita di circa 4 centimetri rispetto a chi non prendeva il farmaco. I prodotti più recenti, come semaglutide e tirzepatide, si sono dimostrati ancora più efficaci: secondo studio pubblicato sul Journal of Clinical Medicine (2024) in alcuni casi hanno portato a perdite di peso fino al 15-17% del peso iniziale, risultati paragonabili a quelli della chirurgia bariatrica.
L’altra faccia della medaglia sono gli effetti collaterali. Una ricerca presentata sull’American Journal of Gastroenterology nel 2024 ha rilevato che fino al 40% dei partecipanti ha sperimentato nausea, ma non mancano segnalazioni di problemi più seri come pancreatiti e disturbi allo stomaco. Un’analisi pubblicata sul Journal of the American Medical Association ha messo in evidenza anche casi di ostruzioni intestinali e di gastroparesi, cioè un rallentamento patologico della digestione.
Un altro punto critico riguarda la qualità del peso perso: non si tratta sempre e solo di massa grassa, ma anche di muscoli. Una perdita che può incidere sulla tonicità e sulla salute a lungo termine, soprattutto se non accompagnata da attività fisica e alimentazione bilanciata.
Oltre ai rischi clinici, ci sono anche conseguenze estetiche che hanno acceso il dibattito. La rapida perdita di peso può lasciare il volto improvvisamente svuotato, con lineamenti più marcati e un aspetto invecchiato: un effetto ribattezzato “Ozempic face”. Una ricerca pubblicata sul Journal of Clinical Medicine ha descritto il fenomeno e messo in guardia sul fatto che, dietro la promessa di dimagrire in fretta, si nascondono anche trasformazioni fisiche non sempre desiderate.
Negli ultimi mesi sui social si è parlato anche di un possibile impatto sulla vita sessuale. Alcuni uomini hanno raccontato cali del desiderio o difficoltà erettili durante l’assunzione di questi farmaci, tanto che uno studio pubblicato sull’International Journal of Impotence Research ha segnalato circa 180 casi sospetti. Si tratta comunque di numeri bassi, e gli esperti invitano alla cautela: non è detto che ci sia un legame diretto. Anzi, altre ricerche hanno mostrato l’effetto opposto, con un miglioramento della funzione sessuale grazie al controllo del peso e della circolazione. Insomma, il tema resta aperto e controverso.
La pharma diet non riguarda solo l’Italia: a livello mondiale il mercato dei farmaci GLP-1 è in continua crescita. Un trend che testimonia la forza di un fenomeno ormai globale ma anche le divisioni che genera: da un lato c'è chi lo considera un passo avanti per combattere obesità e malattie correlate; dall’altro chi teme la medicalizzazione di un problema che dovrebbe essere affrontato con corretti stili di vita.
Il Rapporto Coop 2025 suggerisce che la pharma diet potrebbe diventare parte integrante della cultura del benessere italiana. La domanda resta aperta: si tratta di una moda passeggera, destinata a esaurirsi come molte diete “miracolose”, o dell’inizio di una nuova normalità in cui il farmaco diventa strumento di gestione quotidiana del corpo?
Quel che è certo è che il dibattito continuerà: tra scienza e costume, tra promesse di dimagrimento rapido e timori di effetti collaterali, la pharma diet è destinata a rimanere al centro della discussione pubblica.