Filiere corte, prodotti stagionali e la riduzione degli sprechi sono la base per costruire un'alimentazione corretta che non pesa sul portafoglio
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La ricerca di un'alimentazione corretta, che sia un alleato per la salute, è uno degli elementi decisivi quando si sceglie cosa mettere in tavola. Ma se l’attenzione sul “sano” è sempre più centrale, spesso per molti il tema si accompagna al timore che possa rappresentare un peso eccessivo per le proprie finanze. Che mangiare sano significhi svuotare il portafoglio è una convinzione dura a morire: in realtà la differenza la fanno quasi sempre scelte accorte e consapevoli e non scontrini chilometrici.
Un carrello “furbo” può infatti far molto per una spesa salutare. Le regole base sono infatti piuttosto semplici. A partire da quella di puntare su frutta e verdura di stagione. I “fuori stagione" costano infatti di più perché devono essere importati o coltivati in serre energivore e spesso risultano anche meno ricchi di nutrienti. La scelta di alimenti a km zero o con una filiera corta garantisce poi una maggiore freschezza e una riduzione dei passaggi commerciali che spesso comportano un aumento dei costi.
Altro accorgimento riguarda la riduzione dell’acquisto di prodotti ultraprocessati, spesso più costosi e meno sani. Saper leggere le etichette è infine sempre un alleato vincente: oltre a permettere di orientarci in scelte più consapevoli, rende possibile distinguere tra i prodotti realmente sani e quelli che invece nascondono solo, o quasi, operazioni di marketing.
Imparare a non sprecare è un’altra delle regole base per un'alimentazione sana senza costi eccessivi. Spesso infatti non è il prezzo del singolo alimento a pesare, ma quello che buttiamo via. Pianificare i pasti, conservare bene, saper riutilizzare ogni parte commestibile consente di risparmiare e di avere un'alimentazione sana ed equilibrata.
Mangiare sano, poi, è anche una forma di prevenzione. Una dieta equilibrata aiuta infatti a prevenire patologie croniche legate a cattive abitudini alimentari, rappresentando quindi una sorta di investimento per il futuro, abbattendo potenziali costi sanitari.