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L'agroalimentare trainerà l'export italiano

Nel Rapporto Export il gruppo Sace stima una crescita delle esportazioni, da qui al 2018, pari al 4,7% medio annuo

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lapresse

L'agroalimentare è uno dei settori chiave del Made in Italy, e proprio su questo le imprese esportatrici italiane devono puntare per dare il giusto sostegno alla crescita dell'export del nostro Paese.

Secondo le previsioni Sace, contenute nel Rapporto Export, cogliendo le occasioni giuste le esportazioni del nostro Paese potrebbero crescere, nel prossimo quadriennio, di un tasso medio annuo di 4,7 punti percentuali.

In particolare, secondo le stime, le esportazioni aumenteranno nell'anno in corso del 3,9%, il doppio rispetto al 2014, per crescere ulteriormente tra il 2016 e il 2018 fino a mettere a segno un +5%. Buoni risultati che però si manterranno ancora al di sotto dei livelli pre-crisi: tra il 2000 e il 2007 la crescita media annua era infatti del 7,3%.

Per cercare di tornare a quei livelli è dunque opportuno che l'Italia punti sul suo settore chiave, appunto l'agroalimentare. Una filiera che rappresenta il 10% di tutte le esportazioni del nostro Paese e in grado di generare, a oggi, 1,1 trilioni di euro.

Tanto per citare qualche esempio: i comparti italiani dei macchinari agricoli e quelli per la trasformazione alimentare occupano rispettivamente il terzo e il secondo posto della classifica mondiale dell'export. Ampi margini di sviluppo spettano poi a quelli degli alimentari e dei beni agricoli, grazie ai quali l'Italia si piazza al settimo e al quindicesimo a livello mondiale.

Una filiera che, continua Sace, potrebbe arrivare a generare “potenziale guadagno di export aggiuntivo di 9 miliardi di euro entro il 2018”, di cui sette strettamente legati all'agroalimentare e altri due dal comparto dei macchinari. L'export agroalimentare è destinato a crescere di 6,5 punti percentuali tra il 2016 e 2018, contro il +5,3%, per esempio, stimato per l'export di beni di consumo.