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Oziofobia: c'è chi ha paura del dolce far niente

Il tempo libero non piace a tutti: il fatto di non averne è considerato un simbolo di successo

Oziofobia: c’è chi ha paura del dolce far niente - foto 1
Istockphoto

L'oziofobia è una delle paure più bizzarre del nostro tempo.

Il relax offerto dal dolce far niente dovrebbe essere il bene più prezioso da cercare durante le vacanze, specie in quelle brevi offerte dal ponte di Pasqua: eppure, non tutti lo apprezzano, anzi lo temono. Essere liberi dalla routine lavorativa, con l’agenda vuota e finalmente del tempo da dedicare alle proprie attività preferite, o anche a nessuna attività, può trasformarsi in occasione di nervosismo e di ansia. Il fenomeno si chiama oziofobia e nasce dalla necessità, per stare bene, di sentirsi sempre impegnati, anche quando ci si dovrebbe riposare. Tanto che il fatto di essere sempre connessi e rincorsi dagli impegni di lavoro sta diventando sinonimo di successo professionale e quasi uno status symbol.

OZIOFOBIA: IL TEMPO LIBERO CHE FA PAURA – Come dice il suo stesso nome, l’oziofobia è la paura di non avere nulla da fare: è quindi un fastidio che si avverte soprattutto in occasione delle vacanze. Anche se lo stacco è breve, come avviene nel caso delle vacanze pasquali, l’interruzione degli schemi di attività quotidiana è percepito come un fastidio invece che come opportunità per riposare, dedicarsi a un hobby, frequentare gli amici oppure non fare proprio nulla. Il fatto di interrompere le normali attività lavorative è percepito come un ostacolo nel raggiungere i propri obiettivi, come tempo inutilmente “vuoto” che andrà poi recuperato al più presto con un surplus di attività. Il fatto di non aver pianificato alcuna attività può generare ansia, senso di colpa e nervosismo.  

ESSERE SEMPRE IMPEGNATI PER SENTIRSI IMPORTANTI – Avere poco tempo libero ed essere tormentati da e-mail, messaggi e telefonate di lavoro anche nei momenti di spazio personale è una caratteristica che associamo istintivamente alle persone importanti, ai professionisti affermati e di cui non si può fare a meno. Così la mancanza di tempo libero è una specie di status symbol e un segnale di importanza come un orologio di lusso o un’auto di grossa cilindrata, tanto che, meno tempo abbiamo per noi stessi, più ci illudiamo di trasmettere un’immagine di successo. Il fenomeno è stato studiato in un recente lavoro, pubblicato sull'Harvard Business Review da tre ricercatori Silvia Bellezza della Columbia University, Neeru Paharia della Georgetown e Anat Keinan dell'Harvard Business School. I partecipanti allo studio sono stati invitati a giudicare lo status di un personaggio immaginario, trentacinquenne, chiamato Jeff e descritto prima con la frase:  "Jeff lavora per molte ore e la sua agenda è sempre piena", quindi come: "Jeff non lavora e ha molto tempo libero a disposizione". In generale una persona molto impegnata viene percepita come appartenente ad un rango e ad una condizione superiori, anche perché, spiegano i ricercatori, "più crediamo che qualcuno abbia maggiori opportunità di successo se lavora duramente, più tendiamo a pensare che le persone che lascino da parte il loro tempo libero e lavorino tutto il tempo possano raggiungere standard superiori". In realtà, questa convinzione appartiene soprattutto alla cultura americana, anche se si va sempre più diffondendo a livello globale: gli italiani, invece, tendono a immaginare che, se Jeff non lavora e ha molto tempo libero, significa che "può permettersi viaggi lunghi, vacanze in barca, ha tempo di andare a mangiare fuori o di trascorrere un'intera serata senza pensare al lavoro”; Jeff, dunque deve godere di uno stato sociale più alto rispetto a chi è assillato dagli impegni e dalle preoccupazioni professionali. Nel DNA dei nostri connazionali sembra quindi essere rimasta una traccia dell’arte dell’otium come lo intendevano gli antichi romani.  

 

L’IMPORTANZA DELL’OZIO – Eppure, a prescindere dai nostri retaggi culturali, il tempo vuoto ha una sua effettiva importanza. La scienza ha confermato in più occasioni che, nei momenti in cui siamo improduttivi, l’organismo si “autoripara” e compensa la fatica e le lesioni provocate dalla super attività a cui è costretto di solito. Si tratta di un compito prezioso: anche in una breve vacanza, dunque, è bene dormire a volontà, starsene "in panciolle" sognando ad occhi aperti, leggere o passeggiare tranquillamente, ragionando "da pigri". Tutto questo aiuta la mente a vagare in libertà creando nuove connessioni e alimentando la creatività; potrebbe persino venirci in mente qualche soluzione fuori dagli schemi per un problema che ci assilla da settimane. E se scopriamo di essere affetti da oziofobia, impegniamoci nel cominciare a essere meno esigenti con noi stessi e rallentare il ritmo. A proposito: se per le vacanze pasquali abbiamo accettato quattro diversi inviti tra apertivi e cene, pianificato due trekking, una pedalata in mountain bike e pianificato le pulizie di primavera in casa, ricordiamoci che, ai fini del riposo, tutto questo non vale. 

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