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Tarlo musicale: quel motivetto che non ti esce dalla testa

Perché continuiamo a canticchiare certe canzoni e come fare per liberarsene

Tarlo musicale: quel motivetto che non ti esce dalla testa - foto 1
Istockphoto

A tutti noi è capitato di avere una musica in testa, un motivetto che continua a ripetersi senza che riusciamo a liberarcene.

A volte la canzone, o il frammento di canzone, ci perseguita per ore come un vero tarlo: in effetti, il fenomeno (molto comune), viene chiamato tarlo musicale o earworm (verme dell’orecchio) ed è proprio simile a una specie di orchestra che suona all’interno della nostra mente senza fermarsi mai. L’esperienza è comunissima: pare che colpisca 9 persone su 10 e che capiti almeno una volta a settimana. Il fenomeno è stato studiato a livello scientifico e ha molti aspetti curiosi.

UN’ORCHESTRA NELLA TESTA - Come spiega uno studio pubblicato su Plos One, la prima caratteristica del tarlo musicale è che i suoni e il motivetto non sono prodotti da nulla di esterno: sono piuttosto un fatto di cervello, nel quale l'orecchio non ha nessuna parte. In questo sono del tutto diversi dall’acufene, un altro tipo di suono, più fastidioso e simile a un fischio o a un ronzio, prodotto stavolta nell'orecchio. Il tarlo musicale, in inglese earworm, invece, si insinua nella nostra mente proprio come un verme e continua a riproporre in loop sempre la stessa melodia. Secondo uno studio dell’Università di Harvard, i tarli musicali servirebbero a costituire quella che viene definita una sorta di memoria audio eidetica, ossia a fissare nella memoria alcuni fatti e ricordi a cui la musica è legata. Non a caso le melodie che continuano a ronzarci nella mente sono frammenti di canzoni, jingle pubblicitari o persino colonne sonore di film e videogiochi, tutti in qualche modo legati a fatti o momenti importanti della nostra vita. Nella maggior parte dei casi i tarli musicali non sono fastidiosi, a meno che non ci costringano ad arrovellarci per ricordare di che musica si tratti o quali siano le parole di quella canzone: in effetti una delle loro caratteristiche è quella di riguardare più frequentemente musica con un testo piuttosto che una melodia solo strumentale.

 
PERCHÉ NASCONO - Un recente esperimento pubblicato dal Journal of Experimental Psychology spiega che questi motivetti servano ad aiutare il radicamento nella memoria di certi ricordi e in particolare dei loro dettagli. Un'altra ipotesi spiega i tarli musicali come una sorta di "cuscinetto mentale" che si forma quando il cervello è in stato di quiete e viaggia, per così dire, al minimo dei giri, magari dopo ore di intenso stress. Non a caso fioriscono soprattutto mentre camminiamo o quando ci troviamo a cantare sotto la doccia e ci sentiamo piacevolmente rilassati. Meno chiaro è il perché riescano ad attecchire nella nostra mente, tanto che gli psicologi non sono riusciti ad andare al di là delle ipotesi, collegandoli alla sfera emotiva personale di ciascuno di noi. Altri esperti si sono concentrati sulle caratteristiche musicali di questi motivetti e hanno evidenziato che si tratta di melodie brevi (per lo più tra i 10 e 15 secondi di durata), dalla struttura musicale semplice e ripetitiva, con una incongruità tra melodia e ritmo, oppure tra ritmo e metrica. Il fenomeno è così efficace da essere universalmente sfruttato dalla pubblicità e dal marketing, che ha associato i tarli musicali al nome di un prodotto per fissarlo nella nostra memoria di consumatori.

 

COME MANDARLI VIA – Canticchiare lo stesso ritornello per ore è seccante, ma liberarsi di un tarlo musicale può essere complicato. Una buona strategia consiste nell’ascoltare per intero la canzone “appiccicosa”, soffermando l’attenzione su tutti gli aspetti melodici e testuali. Questo di solito ha un effetto calmante e il tarlo scompare nel giro di poco tempo. Un altro modo è impegnare la mente in un’attività che richiede una certa concentrazione, come riempire uno schema di parole crociate o un sudoku: il fatto di distrarre l’attenzione dovrebbe aiutare a dimenticare il motivetto molesto.  Un altro modo ancora è masticare un chewing gum: pare che l’attività di masticazione abbia un effetto calmante nei confronti degli stimoli musicali indesiderati. Non funziona? Scegliamo un’altra canzone e concentriamoci su quella: la seconda melodia dovrebbe scacciare la prima. Alla peggio, cadremo vittima di un secondo tarlo e allora dovremo ricominciare tutto da capo. 
 

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