Un meccanismo che ci permette di gestire l’overdose di tenerezza che ci coglie ad esempio davanti a un bimbo o a un cucciolo
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Aver voglia di strapazzare di coccole un bebé o mangiarlo di baci: in apparenza è un controsenso perché questo atto unisce in sé un gesto tenerissimo a uno decisamente aggressivo, come stritolare o mangiare: eppure è proprio l’impulso che proviamo, in particolare davanti a un piccolino, ma anche in presenza di cagnolino o di un micetto che ci ruba il cuore e ci appare particolarmente adorabile. Non si tratta di vera violenza, naturalmente, ma di un meccanismo a cui ricorre il nostro cervello per salvarci da questa “overdose di amore” e per aiutarci a gestire una sensazione che ci appare troppo intensa. Il meccanismo che spinge ad “ammazzare qualcuno di coccole” si chiama “cute aggression”, in italiano “aggressione tenera”.
CHE COS’È LA CUTE AGGRESSION - Con il termine "cute aggression" si descrivere il fenomeno psicologico per cui, in presenza di qualcosa di adorabile, sperimentiamo una reazione di dolcezza e tenerezza eccessiva che ci spinge a gesti quasi violenti, come pizzicare le guance, abbracciare strettamente, coprire di baci in modo esuberante. A questi comportamenti, di solito solo accennati per non far male alla dolce “vittima”, si accompagnano frasi come "ti mangerei di baci" o "ti strapazzo di coccole". Si tratta di parole che ben esprimono la duplicità dell'impulso: da un lato il sentimento positivo di una tenerezza intensa e quasi incontrollabile, dall'altro l'impulso a esprimerla con un gesto in apparenza aggressivo, e quindi riprovevole, come "ammazzare" di baci, o "stritolare" di abbracci. Questa duplicità appartiene alla natura stessa di questo impulso: si tratta in pratica di un'overdose di amore che il nostro cervello non sa controllare e che viene stemperata da un’azione contraria, in apparenza aggressiva: la commistione di questi due impulsi aiuta a rigenerare l’equilibrio. In alternativa, da situazioni come queste scaturisce il pianto di gioia o la risata incontenibile di felicità. Le emozioni positive e la tenerezza che proviamo di fronte a qualcosa di adorabile possono, dunque, risultare così intense da sopraffare il cervello: per controbilanciare questa emozione travolgente, il cervello può esprimere un impulso "aggressivo" e contrastante, come il desiderio di stritolare o mordere, al fine di riportare l'equilibrio. Naturalmente, non si tratterà mai di una vera aggressione e ciascuno sarà in grado di dosare la propria forza, in modo da non fare male: la “cute aggression” non nasce mai da un impulso distruttivo, ma è solo un modo in cui il cervello gestisce emozioni molto forti.
PERCHÉ SI STRAPAZZANO DI COCCOLE SOPRATTUTTO I PICCOLI – A suscitare queste tenere aggressioni sono di solito i bambini piccoli o gli animali, cuccioli in particolare, mentre con gli adulti capita più raramente: è possibile che si provi l’impulso alla tenera aggressione nei confronti del partner, in un momento di particolare intimità, ma questo tipo di atteggiamento assume più il valore di rituale amoroso riservato, ad esempio, ai preliminari che anticipano il rapporto sessuale. La cute aggression, invece, porta con sé un certo desiderio di accudimento, legato all'istinto di cura e protezione. È frequente soprattutto nei confronti di esseri che percepiamo come piccoli e fragili, oltre che adorabili, secondo il meccanismo atavico che ci spinge a provare tenerezza e istinto di protezione nei confronti della prole, come anni di evoluzione ci hanno insegnato per garantire la sopravvivenza della specie. Se i cuccioli non fossero così carini, potremmo essere portati a disinteressarcene, mentendo a rischio la loro incolumità. La loro capacità di sollevare forti emozioni discende anche da questo.
UN LIMITE A QUESTA OVERDOSE DI AMORE – Le tenere aggressioni devono limitarsi a certi ambienti e svolgersi secondo alcune semplici regole. Se è lecito riempire di coccole un bimbo della famiglia o il cucciolo che vive nella nostra stessa casa, un po’ di cautela va esercitata con chi non abita sotto il nostro tetto. Strapazzare di baci il figlio di amici con cui non siamo particolarmente intimi potrebbe essere un gesto non gradito: i bambini, a partire dagli otto mesi circa, hanno timore degli estranei e potrebbero non apprezzare di essere toccati da persone diverse dai genitori. I genitori, dal canto loro, potrebbero non vedere di buon occhio un estraneo che si permette gesti di eccessiva confidenza nei confronti del loro bambino. I bimbi piccini sono tra l’altro più esposti degli adulti all’aggressione di germi e batteri: il fatto che vengano toccati o baciati da persone non di famiglia potrebbe essere un gesto molto malvisto. Non parliamo poi degli estranei, incontrati in strada o ai giardinetti: in questi casi, non si è mai e poi mai autorizzati a toccare un bambino che non conosciamo. Lo stesso vale per un cucciolo di cane, anche se di piccola taglia: la reazione della bestiola potrebbe essere di paura ed esporci al rischio di essere morsi.
QUESTIONE DI CONSENSO - Le situazioni descritte sopra raccontano il limite sociale e di contesto, nelle quali è opportuno astenersi dalle effusioni troppo esplicite come quelle di una tenera aggressione. Un altro limite è quello espresso dal consenso che trova espressione nei comportamenti di chi riceve le effusioni, anche nei bambini molto piccoli e negli animali: il no, il divincolarsi o la manifestazione di disagio sono il segno evidente che l’effusione non è gradita e che quindi occorre fermarsi immediatamente. Lo stesso vale, a maggior ragione, tra due adulti nei loro momenti di intimità.