Non è introverso ma neppure estroverso: pregi e difetti di chi è una via di mezzo tra i due
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Ci sono persone con un curioso carattere: non disdegnano la compagnia, ma difficilmente sono l’anima della serata; amano gli amici, ma stanno bene anche per conto proprio e, se si tratta di bambini, preferiscono chiacchierare con gli adulti anziché giocare e scatenarsi con i loro coetanei: come definiremmo gli individui così? Non sono proprio degli introversi, ma neppure degli estroversi, ma si collocano a metà strada tra i due. Oggi possiamo dire che sono soggetti “otroversi”, utilizzando un neologismo creato ad hoc per descrivere sinteticamente ci ha in sé alcuni tratti di entrambe le personalità e che insieme si differenzia sia dall’una che dall’altra.
OTROVERSO: IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA - Il termine "otroverso" è un neologismo coniato dallo psichiatra statunitense Rami Kaminski, autore del libro “The gift of not belonging”. La parola deriva da "otro", che in spagnolo significa “altro”: in questo caso la parola indica chi guarda in un'altra direzione, né dentro di sé, come fanno gli introversi, né fuori da sé, come gli estroversi, ma verso un mondo "altro" rispetto a quello che fanno le altre persone.
IL CARATTERE DI UN OTROVERSO – La molteplicità di caratteristiche tipiche di una persona otroversa la porterà, ad esempio in occasione di una festa, a restare un po’ in disparte per avere più agio e tranquillità per chiacchierare senza disturbo con una o due persone: l’otroverso in effetti odia le feste in ufficio, ma non ha alcun problema a prendere la parola in una riunione e a sostenere in pubblico la propria opinione in modo assertivo, in una situazione nella quale una persona introversa non si sarebbe per niente a proprio agio. L’otroverso, poi, non rinuncia a frequentare, anche con una certa assiduità, le comitive e i gruppi, ma non accetta di adeguarsi ai loro riti collettivi e consuetudini. Sa farsi apprezzare in compagnia, anche senza mai diventare il re della festa: sa connettersi con gli altri, ma non si lascia troppo coinvolgere. Il suo restare in disparte è comunque sempre frutto di una libera scelta, senza provare alcun disagio per la sua posizione defilata. Queste linee caratteriali si manifestano fin dagli anni dell’infanzia: un bambino dal carattere otroverso, ad esempio, preferisce a quella con i suoi coetanei la compagnia degli adulti, non per timidezza, ma per un interesse spontaneo nei confronti della loro conversazione, dedicata ad argomenti più profondi. A scuola mostrerà maggiore propensione per il lavoro individuale rispetto alle attività di gruppo e anche nel campo dello sport apprezzerà più facilmente le discipline individuali rispetto alle attività di squadra. Anche in adolescenza un ragazzino otroverso non darà grande peso alla popolarità e non si adatterà al conformismo con il gruppo senza che questo metta in crisi la sua autostima. Non si lascerà bullizzare, la solitudine non sarà un problema, ma un orizzonte di quiete nel quale ritrovare se stesso, almeno di quando in quando. Al contrario, non si troverà del tutto a suo agio in occasione di gite scolastiche o di eventi collettivi, nei quali la compagnia forzata potrà risultargli opprimente.
LA SOCIETÀ E GLI OTROVERSI – La società contemporanea impone una certa omologazione: l’educazione che ciascuno di noi riceve fin dall’infanzia vuole che ci si comporti in un certo modo, si parli, si facciano scelte in coerenza con certi modelli standard. Chiunque esca da “quello che fanno tutti” viene guardato con un certo sospetto: un bambino che a scuola preferisce restare a scambiare figurine in un angolo con il suo amico del cuore invece che scatenarsi in un gioco di gruppo, viene di solito tenuto d’occhio da genitori ed educatori per verificare che non manifesti tendenze antisociali. E tra gli adulti, chi non ama stare in una compagnia numerosa di solito è considerato un introverso, un musone e a volte persino un antipatico, ma si tratta di un errore. Un introverso, infatti, sta bene solo per conto proprio, rifugge la presenza degli altri, è poco empatico, condivide malvolentieri i propri pensieri e di solito non è apprezzato come amico o compagno. Un otroverso, al contrario, sceglie con cura i suoi amici, ma con loro ha un rapporto profondo e sincero; è generoso e realmente interessato al benessere altrui e animato da una profonda curiosità intellettuale. La sua compagnia è anche discretamente apprezzata dalle persone che lo conoscono. Se qualcuno dei nostri conoscenti ha queste caratteristiche, consideriamolo con il massimo rispetto: proprio perché gli otroversi sono pensatori indipendenti, spesso sono capaci di pensare fuori dagli schemi e di trovare soluzioni originali e creative ai problemi quotidiani. Di solito sono anche persone che hanno capito che non c’è nulla di sbagliato in loro e nel loro modo particolare di rapportarsi alle persone e alla realtà. Se conosciamo qualcuno con queste caratteristiche, coltiviamo la sua amicizia con sincerità e affetto: di solito sono persone positive e soddisfatte della loro vita. Insomma, possono essere quegli amici che valgono un tesoro.