Accumulatori seriali

Obiettivo decluttering: perché non riusciamo a liberarci delle cose vecchie?

Le trappole mentali che ci fanno conservare montagne di oggetti, anche se sappiamo che sono inutili

04 Nov 2025 - 05:00
 © Istockphoto

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Abiti mai indossati, tazze ricordo, libri mai letti e che mai leggeremo: il decluttering non abita in casa nostra. Eppure, il disordine ci infastidisce e vorremmo liberarci di tutta questa zavorra inutile: peccato che al momento di mettere mano al bidone della spazzatura, l’impresa di buttare via tutto ci appare al di sopra delle nostre forze e continuiamo a rimandarla. Non sentiamoci troppo in colpa per questo: distaccarsi dagli oggetti superflui è una vera impresa, complici alcune trappole mentali delle quali è bene essere consapevoli per gestirle meglio.

LA TENDENZA ALL’ACCUMULO HA UN NOME – La difficoltà a buttare le cose vecchie è un problema diffuso e reale: lo testimonia il fatto che ha persino un nome. Il disturbo si chiama disposofobia, una denominazione che deriva dalla contrazione del verbo inglese "to dispose" (buttare, gettare, disfarsi di qualcosa) e della parola greca "phóbos" (paura).  Quindi, alla lettera, il termine significa “paura di buttare".  Il problema, inteso come disturbo clinico, coinvolge un numero di persone che si stima possa raggiungere tra il 2 e il 6% della popolazione, ma ne riguarda ancora di più se lo consideriamo come una semplice tendenza.  Del resto, chi non ha mai sperimentato la difficoltà a separarsi dai propri oggetti, per quanto inutili e insignificanti? Questo produce un accumulo che ingombra gli spazi vitali dell’abitazione, compromettendone l’utilizzo.  Un accumulatore, a differenza di quanto fa un collezionista, raccoglie le cose senza un ordine logico, ma accumulandole in modo indiscriminato fino a riempire tutto lo spazio disponibile, compromettendo l'igiene e perfino la sicurezza dell’abitazione.

LE TRAPPOLE MENTALI CHE CI TRASFORMANO IN ACCUMULATORI – Senza entrare nel dettaglio del disturbo patologico, di competenza di psicologi e specialisti, per contrastare la tendenza a questo “disordine compulsivo”, può essere utile analizzare alcune dinamiche che portano fuori controllo la nostra riluttanza a buttare via le cose vecchie. Secondo gli psicologi, la tendenza all'accumulo può dipendere dal cosiddetto "effetto donazione" o "endowment effect. Il premio Nobel Richard Thaler lo ha dimostrato con un celebre esperimento: chi “possiede” una tazza le attribuisce un valore più alto di chi vorrebbe comprarla. In pratica, ai nostri beni attribuiamo un sovrapprezzo psicologico solo perché sono “nostri”.  Un’altra trappola mentale è quella chiamata “avversione per la perdita”: perdere un bene genera un disagio maggiore rispetto al piacere che traiamo da un guadagno di pari entità.  Gli esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che il piacere del guadagno è inferiore di circa due volte e mezzo rispetto al dispiacere per la perdita. Questo apparente paradosso ha origini evolutive: per i nostri progenitori perdere una risorsa poteva significare non riuscire a sopravvivere.  Un terzo meccanismo è la cosiddetta “trappola dei costi irrecuperabili”: se abbiamo investito del denaro per acquistare qualcosa, tendiamo a tenerlo anche se non serve più.  In economia questo fenomeno viene chiamato anche “costo del rimpianto”: si dovrebbe invece valutare il “costo opportunità”, ovvero ciò a cui si rinuncia mantenendo un bene inutilizzato, conservando oggetti di valore, ma non usati, può precludere l'accesso a nuove opportunità e investimenti piè in linea con preferenze e necessità.

STRATEGIE DI DECLUTTERING – Se conservare gli oggetti vecchi oltre il ragionevole può avere una serie di giustificazioni, questo non significa che dobbiamo cedere alla tentazione e trasformarci in accumulatori seriali.  Ecco quindi qualche accorgimento che può aiutarci a vincere la ritrosia a liberarci delle cose che non usiamo più.

- Cogliere i momenti giusti: ci sono alcuni momenti dell’anno in cui ci si può sentire più inclini a svuotare armadi e solai. Ad esempio, all’inizio dell’anno o della stagione, per liberarci anche simbolicamente delle cose vecchie per far spazio alle novità. Lo stesso vale per i traslochi, quando è evidente l’inopportunità di trasportare cose inutili da una casa all’altra. Altro buon momento è dopo le feste natalizie, quando si è spinti a liberarsi dei regali non graditi e insieme di qualche vecchio oggetto.
- Separare il valore affettivo dalla reale utilità: basta con l’abitudine di conservare un vecchio soprammobile solo per affetto nei confronti della persona che ce lo ha regalato. Meglio tenere pochi oggetti del cuore e lasciare andare il resto.

- Attribuire un valore alle cose vecchie: il grande interesse per gli oggetti vintage sta restituendo valore a manufatti che conserviamo senza neppure saperlo. Facciamo dunque un inventario di quanto si ammucchia nei solai o nelle vecchie scatole: potremmo scoprire di possedere dei veri e propri asset che possono essere monetizzati, invogliandoci a liberarcene e a fare finalmente spazio.

- Cominciamo dal piccolo: se l’idea di sistemare tutta la casa, compresi solaio e cantina, ci appare come un’impresa superiore alle nostre forze, cominciamo dal piccolo. Scegliamo però come punto di partenza l’area che ci dà più fastidio, quella che crea più disordine e che deve essere riordinata con più urgenza: il fatto di vedere subito il risultato ci invoglierà a procedere anche sul resto.