La scheda

Non solo il tacco di Camilla: dal segnale antiviolenza allo spray al peperoncino, come difendersi da molestie e aggressioni

Dal gesto istintivo della regina che, da adolescente, respinse un molestatore con una scarpa alle strategie moderne di autodifesa: tutti i modi per proteggersi

01 Set 2025 - 16:20
 © Tgcom24

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Un treno diretto a Paddington, un uomo che si avvicina con intenzioni moleste e una ragazza che reagisce con coraggio. Non una ragazza qualunque: quella sedicenne era Camilla Shand, oggi regina consorte di Re Carlo. Secondo quanto raccontato nel libro "Power and the Palace" sulla famiglia reale, l’adolescente non esitò a colpire l’aggressore nelle parti intime con il tacco della scarpa. Un gesto istintivo, ma potente, che dimostra come anche un oggetto comune possa trasformarsi in strumento di difesa. Da quell’episodio di decenni fa arriva un messaggio ancora attuale: le molestie non risparmiano nessuna e ogni donna deve conoscere strategie concrete per reagire e proteggersi.

Ecco come difendersi da molestie e aggressioni.

Il segnale antiviolenza

 Accanto a voce e tecnologia esiste anche un linguaggio non verbale riconosciuto a livello internazionale: il segnale antiviolenza. Mostrare il palmo, piegare il pollice verso l’interno e chiudere le altre dita sopra di esso è un segnale chiaro, discreto e immediatamente riconoscibile da chi lo conosce. È stato pensato per comunicare una richiesta d’aiuto in situazioni in cui non si può parlare liberamente.

Lo spray al peperoncino

 Uno degli strumenti più diffusi per la difesa personale femminile è lo spray al peperoncino. In Italia il suo uso è regolamentato: può essere portato con sé purché rispetti precise caratteristiche di legge (capacità limitata, sostanza non tossica e assenza di gas infiammabili). Non è un’arma da utilizzare con leggerezza, ma può rappresentare un valido deterrente per guadagnare tempo e scappare.

Scegliere con attenzione il posto sui mezzi pubblici

 La prima forma di protezione è la consapevolezza. Nei mezzi pubblici, ad esempio, scegliere con attenzione dove sedersi e osservare chi ci circonda può fare la differenza. Restare vicino ad altre persone o avvicinarsi al conducente in caso di disagio sono strategie semplici, ma utili per ridurre il rischio.

Alzare la voce e chiedere aiuto

 Spesso si sottovaluta quanto possa essere efficace alzare la voce. Gridare, attirare l’attenzione, chiedere aiuto in modo diretto e specifico a un testimone rende più difficile per l’aggressore agire indisturbato. Indicare chiaramente una persona tra la folla, con frasi come “lei con la giacca blu, mi aiuti”, aumenta la possibilità di ricevere sostegno immediato.

Ombrelli, chiavi, borse: gli oggetti che possono essere utili

 Anche ciò che portiamo con noi può diventare un deterrente. Ombrelli, borse, telefoni o chiavi possono essere usati per creare spazio e interrompere il contatto con chi molesta. Non si tratta di trasformarli in armi, ma di strumenti per guadagnare secondi preziosi e mettersi in salvo.

I corsi di autodifesa

  Sempre più città offrono corsi di autodifesa pensati per le donne. Non servono capacità fisiche particolari: l’obiettivo non è combattere, ma imparare gesti semplici per liberarsi da una presa e scappare. Colpire aree vulnerabili come occhi, naso o tibia, secondo quanto insegnano gli istruttori, può bastare per fuggire da una situazione pericolosa.

La tecnologia come alleata

 Le app di emergenza sono ormai parte integrante delle strategie di sicurezza. In Italia, strumenti come YouPol permettono di segnalare direttamente alle forze dell’ordine episodi di violenza o molestie. Molti smartphone includono funzioni SOS per chiamare rapidamente aiuto o condividere la posizione in tempo reale con familiari e amici.

"Sono in pericolo", il segno universale per le donne che chiedono aiuto

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