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Debito pubblico e chi lo sta pagando: la storia di una generazione penalizzata dai suoi stessi padri

Nel suo nuovo libro, il giornalista Mediaset Francesco Vecchi racconta la Debt Generation e tutte le difficoltà di chi oggi vive con contratti precari, stipendi bassi e poche risorse

Debito pubblico e chi lo sta pagando: la storia di una generazione penalizzata dai suoi stessi padri - foto 1
tgcom24

Che il debito pubblico sia un problema per l'Italia questo è chiaro a tutti.

Ma c'è una generazione che lo sta pagando di tasca propria faticando, lavorando con contratti instabili, stipendi bassi e pochi diritti. Sono i "figli del debito" quelli che Francesco Vecchi, giornalista Mediaset, racconta nel suo nuovo libro. Con questo grande fardello, ereditato dalle generazioni precedenti, la Debt Generation non ha avuto spazi di manovra soprattutto perché dal 1992 lo Stato ha invertito la tendenza e ha cominciato a drenare risorse dal Paese, per cercare di ripagare i debiti contratti. Questo libro è la storia di una grandissima fregatura, nata dal sogno di far correre i propri figli e finita per azzoppare i figli di tutti.

Chi sono i figli del debito?

I figli del debito sono le ultime generazioni di italiani: i trentenni, i quarantenni e tutti coloro che sono arrivati quando il Paese ormai era stato spazzolato e un enorme debito pubblico ha cominciato a gravare su di loro. Questo non è un libro di economia, sono partito dall'idea di raccontare la mia storia. Ma anche le storie di amici e di coetanei tutti accomunati da situazioni molto difficili nel mondo del lavoro a causa di contratti precari, stipendi bassi e tante frustrazioni. Una situazione che, alla fine, riconduce ad un unico colpevole: il debito pubblico che ci hanno lasciato i nostri genitori.

Tu individui nel 1992 una data spartiacque, perché?

La grossa differenza che divide queste due generazioni, dei padri e dei figli, è il fatto che fino al 1992 lo Stato ha sempre dato più risorse di quelle che ha chiesto ai cittadini e in questo modo si è creato il debito. Ad un certo punto però la situazione è degenerata e dal 1992 in poi è sempre successo il contrario e cioè lo Stato ha chiesto più tasse rispetto ai servizi che dava per poter pagare il debito. Non serve essere il direttore della Banca d'Italia per capire che se lo Stato, ogni anno, da meno di quello che chiede la frustrazione prende il sopravvento ed entra nelle preoccupazioni delle famglie. E' questo quello che cerco di raccontare.

Le "generazioni dei padri" però spesso scaricano la colpa sull'Europa...

Certamente l'Europa ha le sue colpe, ovviamente. Però non è l'Europa che ci ha tolto la sovranità. Se oggi noi non possiamo fare le politiche economiche che vogliamo non è perchè l'Europa ce lo impedisce, ma è perchè abbiamo finito i soldi, è perchè siamo super indebitati, è perchè abbiamo già utilizzato le risorse che erano destinate all'oggi. Quindi alla fine la sovranità ce l'ha tolta il debito, ce l'hanno tolta i nostri genitori.

In fin dei conti ce l'hai un po' anche con tuo padre quindi?

E' stato difficile scrivere questo libro perchè mio padre, come tanti padri italiani, ha fatto tutto quello che ha fatto per amore della famgilia. Il problema è che una serie di piccole decisioni, che umanamente condivido, figlie magari della paura di perdere i diritti acquisiti, hanno chiuso la generazione dei padri dentro una cittaddella dalla quale sono stati esclusi tutti i giovani. Quindi no, non ce l'ho con lui, lo capisco però spero che anche lui capisca me.

Esistono delle strade per cercare di risolvere questa complicata situazione?

Esisono e nel testo elenco anche quelle più tecniche. In genrale penso e spero che leggendo questo libro si abbia più consapevolezza di che cosa si è lasciato in eredità ai figli e cioè non solo un grande debito, ma anche delle condizioni più precarie, meno diritti, meno risorse economiche. Le generazioni passate e quelle nuove devono sedersi ad un tavolo e capire che così non si può andare avanti.

Dopo aver scritto questo libro, ti senti preoccupato o fiducioso rispetto al futuro?

Sono molto preoccupato perchè nel Paese c'è una maggioranza di persone più mature che quando va a votare vota quello che le interessa. I giovani sono una minoranza che dal punto di vista democratico non riesce mai a cambiare le cose. Bisognerebbe che tutte le politiche fossero indirizzate soprattutto ai giovani, ma - per ora -  questo non avviene.

Un'anteprima de "I figli del debito" per i lettori di Tgcom24:

I figli del debito
di Francesco Vecchi
EDITORE Piemme