Istat: nel 2065 lʼItalia avrà 7 milioni di abitanti in meno, ma più longevi
Lʼetà media della popolazione passerà dagli attuali 44,7 anni a oltre 50. Fuga verso il Nord: al Sud resterà solo il 29% dei residenti
La popolazione residente in Italia sarà pari a 58,6 milioni nel 2045 e a 53,7 milioni nel 2065. E' quanto emerge dalle stime dell'Istat, secondo cui la perdita rispetto al 2016 (60,7 milioni) sarebbe di 7 milioni nel 2065, anno in cui la popolazione oscillerà da un minimo di 46,1 milioni a un massimo di 61,5 milioni. La probabilità di un aumento della popolazione al 2065 è pari al 7%.
Le future nascite non saranno sufficienti a compensare i futuri decessi. Nello scenario mediano, dopo pochi anni di previsione il saldo naturale raggiunge quota -200mila, per poi passare la soglia -300 e -400mila unità in meno nel medio e lungo termine. L'età media della popolazione passerà dagli attuali 44,7 a oltre 50 anni del 2065. Entro il 2065 la vita media crescerà fino a 86,1 anni e fino a 90,2 anni, rispettivamente per uomini e donne (80,1 e 84,6 anni nel 2015). Secondo il report, "il processo di invecchiamento della popolazione è da ritenersi certo e intenso".
Si svuota il Mezzogiorno - Con il passare degli anni sarà sempre più evidente lo spostamento del peso della popolazione dal Mezzogiorno al Centro-nord del Paese. Secondo le previsioni, nel 2065 il Centro-nord accoglierà il 71% di residenti contro il 66% di oggi; il Mezzogiorno invece arriverebbe ad accoglierne il 29% contro il 34% attuale. Nello scenario mediano, mentre nel Mezzogiorno il calo di popolazione si manifesterebbe lungo l'intero periodo, per il Centro-nord, superati i primi trent'anni di previsione con un bilancio demografico positivo, un progressivo declino della popolazione si compierebbe soltanto dal 2045 in avanti. La probabilità empirica che la popolazione del Centro-nord abbia nel 2065 una popolazione più ampia rispetto a oggi è pari al 31%, mentre nel Mezzogiorno è pressoché nulla.
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