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Brass: "Ecco le mie case chiuse"

"Ero un assiduo frequentatore"

Non ha mai nascosto la sua passione per i tempi in cui in Italia il sesso a pagamento era legale e organizzato, in quelle che erano note come "case chiuse".

Il re del cinema erotico italiano, Tinto Brass, dei casini è sempre stato un ammiratore. "Ero un assiduo frequentatore - dice a Tgcom - e le mie memorie contribuiscono a rievocare i tempi in cui esistevano questi salotti".

Il cinema ha immortalato e rievocato molte volte l'epoca e l'atmosfera dei casini di un tempo, soprattutto nell'età tra le due guerre. Ma forse pochi ci hanno messo l'entusiasmo del regista veneziano, che all'istituzione delle case chiuse ha persino dedicato un intero film, "Paprika", in cui rievocava gli ultimi anni di grandeur di quell'istituzione che la sentatrice Merlin avrebbe poi fatto sopprimere.

Com'era "andare al casino"?
La verità è che in definitiva i casini erano come i club in Inghilterra. Non ci si andava solo per consumare un atto sessuale, ma anche per perdere tempo, chiaccherare, incontrare persone. Si poteva stare in compagnia anche per qualche ora. Da questo veniva l'invito della maitresse a "non fare flanella". Voleva dire "non consumate i pantaloni sulle panche ma andate in camera o da qualche altra parte...".

Da come descrive questi luoghi sembra quasi che le prostitute fossero un accessorio...
Recarsi al casino era un rito ma anche una forma di socializzazione. Non per niente letterati dello spessore di Dino buzzati, al momento della chiusura, hanno scritto cose incredibili. Sul "Corriere della Sera" proprio Buzzati scrisse che per la cultura questa era una perdita pari all'incendio della biblioteca di Alessandria d'Egitto. E come lui anche Montanelli e tanti altri hanno espresso il loro dolore.

Resta il fatto che per molti quelli erano luoghi in cui veniva istituzionalizzato lo sfruttamento della donna...
Le situazioni non erano proprio come sono state descritte. Certo, la Merlin faceva una campagna dal suo punto di vista comprensibile ma per esempio io proprio nei casini ho capito che è la donna che sceglie l'uomo. Persino lì, dove uno pensava di poter decidere in quanto pagante, era la donna ad avere in mano la situazione. Perché quando tu la fissavi, se lei non rispondeva con aria complice o benevola, in camera con quella non ci andavi perché sapevi che non ti avrebbe fatto divertire. Questa era una delle regole fondamentali che bisognava tenere a mente.

Lo slogan usato per lanciare il suo film "Paprika" nel 1991 era "Tinto Brass riapre le case chiuse". Le riaprirebbe davvero?
L'idea non è sbagliata, come sostengono anche Carla Corso e altre del movimento delle prostitute. Dovrebbero essere autogestite, senza interventi dello Stato, con tutte le garanzie del caso, a livello sanitario e non solo. Il vero problema è un altro.

E cioè?
Cioè che la maggior parte delle prostitute oggi vengono dall'estero e quindi dovrebbero avere un permesso di soggiorno legato a un lavoro. Cosa scriveranno sul permesso le autorità che dovranno rilasciare il visto? "Professione: puttana"?

Ma se si dovessero riaprire, crede che potrebbe ricrearsi l'atmosfera di un tempo?
Dubito, perchè è cambiata proprio la filosofia di vita. Una volta il sesso, fatto in casino, era una perdita di tempo, perdita di energia... c'era lo spreco. Oggi tutto deve essere funzionale, rapido, fatto in tempi brevi e calibrati. La perdita di tempo legata all'atto sessuale non c'è più. Io infatti avevo pensato, qualora riaprissero, di ripropormi come direttore di sala, un po' come il direttore del circo...

Quali sono i suoi ricordi più belli legati alle frequentazioni delle case chiuse?
Alcuni sono ricordi legati prettamente a pratiche erotiche. Per me resta indimenticabile l'orologio. Ti sdraiavi e la prostituta, dopo essersi messa sopra di te, faceva un giro di 360 gradi tenendoti "infilzato" in quel modo. Una cosa paradisiaca...

E invece al di fuori del sesso in sé?
Mi fanno particolare piacere tutti i ricordi legati alla chiusura, perché c'era la sensazione della fine di un'epoca e quindi l'elemento di perdita di tempo veniva moltiplicato. Le ragazze venivano in due in camera o stavano delle mezzore senza badare alla marchetta. Era un momento bello e anche emozionante.

Massimo Longoni