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K2, italiani raggiungono la vetta

Arrivati a 8.611 metri di quota

Alle 16,40 locali (le 13,30 in Italia) due alpinisti della spedizione italiana K2 2004 hanno raggiunto la vetta del K2, a 8.611 metri di quota, dal versante sud (quello dello Sperone Abruzzi), in Pakistan.

Ad arrivare sulla seconda cima del mondo per primi sono stati Silvio Mondinelli e Karl Unterkicher, mentre i compagni di cordata Michele Compagnoni, Ugo Giacomelli e Walter Nones, sono giunti poco dopo.

La scalata, che si è svolta senza l'utilizzo di bombole di ossigeno, è iniziata la scorsa notte, intorno alle 2.30, dal campo IV ed è durata 11 ore. Insieme agli italiani sono arrivati in vetta anche alcuni membri della spedizione spagnola "Al filo de lo impossible" e uno sherpa: sono i primi uomini a rimettere piede sulla cima della seconda montagna più alta del mondo (ma la più difficile in termini alpinistici) dal 2001.

La scalata della vetta del K2 è stata organizzata in occasione dell'anniversario della conquista da parte di Lino Lacedelli e Achille Compagnoni, primi al mondo a conquistare la vetta cinquant'anni fa. E proprio per celebrare il cinquantesimo la spedizione ha ripercorso la via "normale" sul versante Sud del K2, quella dello Sperone Abruzzi inaugurata con successo nel 1954 dalla spedizione di Ardito Desio. Gli alpinisti, dopo essere partiti dal campo base hanno attraversato il ghiaccio Godwin Austen fino al campo base avanzato (5.100 metri) e poi hanno iniziato a risalire lo sperone Abruzzi (5.300 metri).

Lungo la via sono stati allestiti quattro campi (nel 1954 ne erano stati montati 9): il primo a 6.100 metri, il secondo a 6.750 metri, il terzo a 7.500 e il quarto a 7.800 metri. Attraverso la cresta Abruzzi, gli scalatori hanno dovuto superare i ripidi pendii che portano fino alla base del difficile tratto di roccia verticale conosciuto come "Camino Bill", a 6.700 metri. Al di sopra si trova la "Piramide Nera", un altro impegnativo ostacolo con rocce ripidissime che solo attorno ai 7.700 metri lasciano spazio all'ampio plateau nevoso chiamato la "Spalla".

Qui l'inclinazione non eccessiva consente di recuperare energie fino agli 8.300 metri, dove inizia il tratto più difficile, il famigerato "Collo di Bottiglia": uno stretto e ripido corridoio ghiacciato che conduce sotto un immenso seracco da aggirare sulla sinistra con un delicatissimo traverso. Da lì si sale un ripido pendio finale in mezzo alla neve fino alla "Pinna del Pescecane", la gobba dove inizia la cresta finale che porta alla vetta.

In totale sul K2 sono saliti 196 alpinisti per un totale di 198 ascensioni (il cecoslovacco Josef Rakoncaj e lo sherpa Sherap Jangbu sono saliti due volte). Pesante il contributo di vittime, che ammonta a 52 alpinisti (compresi gli italiani Mario Puchoz e Renato Casarotto), la maggior parte delle quali è sepolta al "Memorial" nei pressi del campo base.

"Siamo riusciti a domare il mostro, perché quest'anno il K2 più che una montagna sembrava proprio un mostro. Cinquant'anni dopo gli italiani sono tornati sul K2, ce l'abbiamo fatta". Agostino Da Polenza, capospedizione di "K2 2004", non nasconde la propria felicità e la soddisfazione per l'impresa, nonostante per problemi familiari sia dovuto rientrare in Italia e non abbia potuto partecipare alla scalata: "Ho sentito Gnaro Mondinelli per telefono dalla vetta - spiega - e mi sembrava molto lucido, come Karl Unterkicher, autore di un' impresa eccezionale (ha scalato Everest e K2 a poche settimane di distanza, ndr). Il K2 è sempre insidioso, adesso bisogna affrontare con la stessa concentrazione la discesa, poi si potrà festeggiare".