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Bartali, eroe vero: salvò degli ebrei dalla Shoah

Il campione di ciclismo aiutò delle famiglie ebraiche durante lʼoccupazione tedesca a Firenze Sotto la sua sella trasportava documenti necessari a farli sfuggire alle violenze naziste

Sono 525 gli italiani indicati come “Giusti tra le nazioni” dallo Yad Vashem, il sacrario della Memoria di Gerusalemme. Da oggi questo titolo - attribuito secondo il precetto talmudico “Chi salva una vita salva il mondo intero” a non ebrei che si spesero per strappare delle vittime all'Olocausto - è riconosciuto anche a Gino Bartali, per il suo impegno in favore dei perseguitati durante l'occupazione tedesca di Firenze.

La sua vicenda venne a galla solo ad anni di distanza, Bartali era una persona schiva, non amava lodi e attenzioni ma sapeva essere estremamente generoso e altruista: "Sono vivo perché Bartali ci nascose in cantina", rivelò dopo la sua morte Giorgio Goldenberg, ebreo fiumano oggi 81enne.

Si impegnò perché anche altri ebrei ottenessero i documenti utili a scampare alla persecuzione nazista, come ricorda la figlia dell'allora rabbino di Firenze, Susanna Cassutto: “Li portava sotto la sella della bici. I tedeschi lo fermarono spesso ma lui, con una faccia da ingenuo, rispondeva: 'Sono un campione e mi devo allenare, per questo son sempre in giro. Controllate pure ma non toccatemi il sellino che l'ho sistemato in modo da non farmi male'. E loro ci cadevano: sotto quel sellino c'erano le false carte che avrebbero salvato decine di vite”.

Tra il 1943 e il 1944, Gino Bartali trasportò importanti pezzetti di libertà nel telaio della sua leggendaria Legnano: ora Israele lo celebra nel pantheon degli eroi, l'Italia lo ringrazia per aver restituito un po' di onore a un'intera nazione.