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Meglio fare il portiere: troppi colpi di testa possono danneggiare il cervello

Secondo uno studio americano che ha analizzato quasi un milione mezzo di partite si rischiano traumi cranici e disturbi neurologici anche gravi

colpo di testa calcio bambini
dal-web

Il sogno di tutti i ragazzini è quello di diventare un grande calciatore, magari uno di quelli che fanno tanti gol. Ma secondo una ricerca americana, farebbero molto meglio a mettersi in porta. Uno studio della Colorado School of Public Health di Aurora ha infatti rivelato che troppi e ripetuti colpi di testa possono provocare traumi cranici e disturbi neurologici anche gravi. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Jama Pediatrics.

Lo studio - I ricercatori hanno analizzato i dati delle stagioni dei campionati di calcio giovanili degli Stati Uniti dal 2005 al 2014. "Lo scopo era quello di esaminare quali fossero le variazioni temporali di frequenza delle commozioni cerebrali, cercando di capirne i meccanismi e le attività più a rischio specifiche del calcio", spiega Dawn Comstock, leader del team di ricerca.

Quando il gioco si fa duro... - L'analisi ha preso in esame quasi un milione e mezzo di partite, nel corso delle quali si sono verificate 627 commozioni cerebrali fra le ragazze, con un tasso di 4,5 traumi per 10mila esposizioni. Fra i ragazzi, invece, il tasso di traumi cranici era di 2,78 per 10mila esposizioni. Secondo lo studio il modo più comune per procurarsi un trauma cranico è lo scontro con un altro giocatore, anche se l'attività più rischiosa in campo è proprio il colpo di testa. Un problema che ha ben poche soluzioni, perché "ovviamente non è immaginabile aspettarsi l'assenza di contatto fra giocatori o colpire la palla di testa durante una partita di calcio", osserva Comstock. A meno che non si partecipi a un match di calcio camminato.

I rischi e le conseguenze - La commozione cerebrale "da pallone" può mostrare i suoi sintomi immediatamente o provocare effetti a lungo termine come demenza, sclerosi laterale amiotrofica (Sla) o altri disturbi neurologici. Non solo: gli esperti spiegano che in alcuni casi i sintomi esterni possono essere del tutto invisibili. Una situazione "doppiamente" pericolosa che può indurre calciatori come il difensore uruguaiano Álvaro Pereira a ignorare il consiglio dei medici tornando a giocare dopo un trauma cranico durante la Coppa del Mondo Fifa 2014.