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Cancro al seno, scoperta una proteina che dice se la terapia funzionerà

Lo studio è stato condotto dallʼIstituto Regina Elena di Roma e finanziato da Airc

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-afp

La presenza di una proteina può consentire di sapere in anticipo se la paziente colpita da cancro alla mammella risponderà o meno alla chemioterapia e se svilupperà metastasi. L'oncoproteina si chiama Taz, ed è utilizzabile come biomarcatore per il tumore al seno. Lo studio è stato condotto dall'Istituto Regina Elena di Roma (Ire), finanziato dall'Associazione italiana per la ricerca sul cancro e pubblicato su Oncotarget.

Cancro al seno, scoperta una proteina che dice se la terapia funzionerà

Protegge il tumore dalla chemio - Marcello Maugeri, tra gli autori della ricerca, spiega: "In un precedente lavoro avevamo scoperto che Taz rendeva le cellule tumorali più cattive, in quanto agisce sulle staminali tumorali proteggendole dalla chemioterapia".

In questo nuovo studio i ricercatori hanno studiato il legame tra la presenza di Taz e il tipo di risposta alla terapia preoperatoria che si fa nelle pazienti con tumore al seno HER2-positivo.

Maugeri precisa: "Si tratta di un tipo di cancro del seno presente in un caso su cinque. Chi ha una maggiore espressione della proteina HER2 è colpita da un tumore più biologicamente aggressivo".

Dai suoi livelli può dipendere la guarigione - I risultati della ricerca hanno rilevato una buona risposta al trattamento con chemioterapia e trastuzumab e la scomparsa del tumore solo se vi è una bassa espressione di Taz, cosa che avviene nel 50% delle pazienti, mentre livelli elevati di Taz sono collegati a una mancata risposta al trattamento.

Presto studi su campione più ampio - Maugeri espone le tappe successive: "Sarà condotto uno studio sulle pazienti per validare questo nuovo marcatore e farlo entrare nella pratica clinica nelle donne con tumore della mammella HER2 positivo, in modo da effettuare una terapia preoperatoria solo nelle pazienti che ne possano beneficiare realmente".

Ruggero De Maria, direttore scientifico dell'Ire, aggiunge: "Clinicamente è fondamentale riuscire a predire una buona risposta al trattamento che deve essere in grado di far scomparire la lesione tumorale per permettere alla chirurgia di essere più efficace e meno invasiva".

Per questo l'Ire vuole condurre uno studio più ampio, arruolando centinaio di pazienti in collaborazione con altri centri laziali.