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Gabriella e Marina, dopo il cancro al seno corrono la maratona di New York

La rivincita da donne sane e forti dopo il tumore e una tappa intermedia il 26 ottobre a Milano con una camminata di beneficenza di cinque chilometri

Marina de bonis gabriella doneda cancro seno maratona new york
ufficio-stampa

Per Gabriella correre è "la stanza tutta per sé". Per Marina la parte più difficile del cancro al seno è stata la mastectomia: "Togliersi il seno ferisce forse più nel profondo della stessa malattia perché è una cosa che vedi, mentre la patologia te la raccontano". Entrambe, sconfitto il tumore, hanno avuto la loro rivincita iniziando l'attività fisica da donne sane e forti. Il 2 novembre parteciperanno alla maratona di New York grazie progetto #NOTHINGstopsPINK, con il supporto della Fondazione Veronesi. La tappa intermedia di questo percorso è la "PittaRosso Pink Parade", camminata di beneficenza non competitiva di 5 chilometri che si terrà a Milano il 26 ottobre.

Gabriella e Marina, dopo il cancro al seno corrono la maratona di New York

Gabriella e quella mutazione genetica che non è una condanna - Gabriella Doneda ha 39 anni e nel suo Dna c'è la mutazione genetica BRCA 1, la stessa che ha indotto Angelina Jolie all'asportazione del seno ma lei al momento non ci pensa: "E' una scelta difficile che coinvolge la femminilità. Io non sono sicura di volerlo fare ma è un'opzione che può essere valutata".

Sua sorella è morta per il cancro al seno e, con i controlli periodici, Gabriella è riuscita a scovare il cancro precocemente. L'allenamento bisettimanale per lei è "un'esperienza impegnativa ma mi ha dato grande carica. Non ho mai pensato di poter fare tanto, prima corricchiavo e basta".

Gabriella non ha accantonato l'attività fisica neanche durante la chemioterapia e dice con semplicità: "Tra una vomitata e l'altra salivo sul tapis roulant. Avevo bisogno di uno spazio che non fosse il prelievo o la visita dall'oncologo". Dopo il cancro, ha perso i 14 chili acquisiti per la malattia e vede lo sport come una rivalsa: "Tutti dobbiamo morire ma io non voglio lasciare che la malattia mi uccida prima. La corsa è la mia rivincita sul cancro".

Marina e la forza per sua figlia - Marina De Bonis ha 36 anni e ha scoperto il cancro cinque anni fa mentre allattava la sua piccola: "Il tumore è arrivato nello stesso anno della nascita di mia figlia. All'inizio pensavo a una calcificazione da latte. Ma dopo l'ecografia dall'esito sospetto, la mammografia con la conferma del tumore. La prima reazione è stata lo sconforto e un grande pianto. Il pensiero è andato subito a mia figlia e a un futuro che è diventato improvvisamente incerto perché sarebbe potuta mancare la vita stessa".

Ma dopo lo sfogo è arrivata la forza: "C'era una bimba piccola da tirare su. La concentrazione era molto alta e focalizzata su obiettivi di riuscita".Marina ha affrontato la mastectomia: "Dal 2011 al 2014 mi sono sottoposta a cinque ricostruzioni mammarie. Il mio corpo è cambiato un po' alla volta ma non era più la mia forma. E' stato avvilente".

Poi, l'iniziativa con l'obiettivo della maratona è arrivata grazie al suggerimento di un'amica conosciuta durante la chemioterapia. E, adesso in attesa della partenza per New York: "C'è una grande adrenalina che cresce di giorno in giorno. Fare sport ti rende più positiva. Questa per me è l'occasione per restituire fiducia e coraggio a chi ne ha bisogno in questo momento".