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La scuola pronta a scendere in piazza Boschi: "Possibili modifiche a ddl"

Governo e maggioranza, se da una parte ribadiscono la bontà del disegno di legge e lʼintenzione di andare avanti, dallʼaltra non rinunciano a lasciare una porta aperta al dialogo

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Il popolo della scuola, studenti compresi, martedì sciopera e scende in piazza contro la riforma di Renzi, ma governo e maggioranza, se da una parte ribadiscono la bontà del disegno di legge e l'intenzione di andare avanti, dall'altra non rinunciano a lasciare una porta aperta al dialogo. "Non c'è un 'prendere o lasciare' - ha detto il ministro Maria Elena Boschi -. Se ci sono modifiche da fare, le faremo. Non c'è chiusura totale".

L'appello della minoranza Pd - Un appello al governo perché ascolti il mondo della scuola viene anche dalla minoranza del Pd. Con una lettera pubblicata sull'Huffington Post firmata Fassina-Civati-D'Attore si chiede inoltre di stralciare la parte relativa alle assunzioni facendo un decreto legge sui precari.

L'apertura di Renzi dopo i fischi a Bologna - Che la situazione sia complessa lo si era visto domenica a Bologna, dove il premier Matteo Renzi ha reagito con fermezza dal palco ai fischi e alle contestazioni, salvo poi discutere a quattrocchi, nel merito del ddl, proprio con alcuni dei precari che lo avevano contestato.

Giannini: "Sciopero su punti estranei alla riforma" - Il ministro Stefania Giannini si è invece detta "perplessa" perché i punti sui quali si sciopera "sono assolutamente estranei a quello che noi vogliamo fare con la buona scuola, cioè autonomia scolastica e potenziamento dell'offerta formativa".

Ma il ministro ha anche aggiunto che "è bene che si entri nel merito, che si valuti il contenuto di questa riforma" sulla quale si possono fare "miglioramenti". Come quello apportato domenica sera in Commissione cultura alla Camera, a firma Pd, nel quale si mitiga il potere dei presidi, uno dei punti più contestati del ddl.

Possibile un confronto con i leader sindacali - La Camera dovrebbe licenziare entro il 19 maggio il testo della "Buona Scuola", che poi passerà all'esame del Senato. Il presidente della Commissione Istruzione di Palazzo Madama, il dem Andrea Marcucci, ha reso noto che chiederà a Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo di essere auditi sulla riforma. "Vediamo se questa volta Cgil, Cisl ed Uil hanno realmente intenzione di fare proposte realiste e concrete" ha aggiunto il senatore del Pd. Spiegando poi, però, di aver preso questa decisione da tempo e "senza aver sentito nessuno del governo. Mi sembrava semplicemente una cosa giusta da fare e l'ho proposta".

Giannini: "Ma la Camusso ha letto il ddl?" - Al momento comunque le posizioni restano molto distanti, con i sindacati che annunciano migliaia di manifestanti ai cortei e prevedono adesioni massicce allo sciopero. Anche se, in realtà, non mancano i prof e i dirigenti scolastici che dichiarano di non aderire e su Twitter parlano di "ignoranza" circa i contenuti del ddl. Stesso concetto espresso dal ministro Giannini ("forse Camusso non ha letto il ddl") e dal sottosegretario Davide Faraone, che parla di "fantasmi e bugie"; mentre il ministro Boschi, a proposito dello sciopero si chiede: "Non oso immaginare cosa avrebbero potuto organizzare se, invece di mettere 3 miliardi, avessimo fatto tagli come tutti gli altri governi".

Le ragioni della protesta - I sindacati dal canto loro ribadiscono le ragioni della protesta, e in particolare il no ai "super poteri dei dirigenti scolastici", la richiesta di un piano di assunzioni per stabilizzare il lavoro di docenti e Ata e il rinnovo del contratto scaduto da sette anni, oltre a forti investimenti.

I cortei in sette città - I cortei di martedì si svolgono in sette città (Aosta, Bari, Cagliari, Catania, Milano, Palermo, Roma), e vedono schierati compatti cinque sindacati della scuola: Flc Cgil, Uil Scuola, Cisl Scuola, Snals Confsal e Gilda. In piazza anche i Cobas, che però si smarcano dai "cinque sindacati monopolisti" che, secondo il leader Pietro Bernocchi, "si sono già pronunciati a favore di un compromesso a perdere con Renzi".

Preoccupazione nella Capitale dopo i disordini di Bologna - La protesta nelle Capitale preoccupa il Viminale, anche alla luce di quanto successo domenica a Bologna con gli scontri polizia-manifestanti: una circolare inviata a prefetti e questori invita "le autorità' provinciali di pubblica sicurezza a curare con la massima attenzione l'attività di vigilanza degli obiettivi sensibili".