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Consultazioni, Meloni e Lega: "Al voto al più presto"

Mattarella ha incontrato 17 delegazioni. Per i "piccoli" partiti è prioritario cambiare la legge elettorale

Al Quirinale seconda giornata di consultazioni per la formazione del nuovo governo.

Sergio Mattarella ha incontrato 17 delegazioni. Il Capo dello Stato intende chiudere in fretta la crisi, possibilmente entro sabato quando toccherà al Pd. In pole position per il dopo Renzi c'è il ministro Paolo Gentiloni, ricevuto per bene due volte a Palazzo Chigi dal premier, ma resta aperta anche l'opzione Padoan.

Per i "piccoli" prioritario cambiare la legge elettorale - Mentre il Presidente della Repubblica ascoltava i "piccoli" uno dopo l'altro, registrando una forte volontà di cambiare la legge elettorale ed andare a elezioni anticipate, Renzi preparava con grande attenzione l'appuntamento da Mattarella. Il premier ha incontrato, oltre a Gentiloni, il ministro della Cultura Dario Franceschini. Il gruppo Pd sabato dovrà proporre la sua soluzione per sbloccare la crisi. Si fa intanto più lontana l'ipotesi che possano essere respinte le dimissioni di Renzi. Una soluzione che renderebbe tutto più facile evitando nuove liste di governo e giuramenti.

Meloni e Lega: "Al voto al più presto" - Al di là delle tante delegazioni minori che si sono richiamate al senso di responsabilità, Giorgia Meloni e la Lega hanno ribadito che bisogna andare la voto al più presto. Anzi, per Fratelli d'Italia, serve "una data certa" per le elezioni. Un elemento questo ancora del tutto aperto, perché anche Renzi ha fretta e l'accordo con Mattarella potrebbe stringersi proprio con una garanzia presidenziale che il nuovo esecutivo abbia un solo obiettivo, fare la riforma della legge elettorale per andare al voto il prima possibile. La variabile temporale si gioca su una forchetta di un paio di mesi che va da aprile a giugno.

Grillo lancia il M5s in campagna elettorale - Intanto Beppe Grillo si prepara a capitalizzare il voto di protesta del referendum e lancia il M5s in campagna elettorale, pronto a bersagliare il governo renziano che si sta delineando. Il Colle rimane quindi pronto a conoscere le indicazioni che il gruppo Pd fornirà sabato sera, fermo restando che la linea non è cambiata: la parola spetta ai dem e non sembra ipotizzabile che si possa forzare la mano. Soprattutto ad un governo che ha la maggioranza e non è stato sfiduciato.