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Senato, fumata nera per Nitto Palma

Secondo stop al candidato del Pdl per la presidenza della Commissione Giustizia. Casson: "Domani ci sarà un candidato del Pd". Schifani: "Il nostro candidato resta lui"

LaPresse

Doppia fumata nera per il senatore del Pdl, Francesco Nitto Palma. L'ex guardasigilli è candidato alla presidenza della commissione Giustizia di Palazzo Madama, ma per ben due volte non ha ottenuto la maggioranza. La terza votazione si terrà domani alle 14. Duro il commento del capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani: "Ognuno si assumerà le proprie responsabilità". E aggiunge: "Il nostro candidato resta Palma. 

Nella prima votazione Palma ha ottenuto solo 12 sì, mentre la maggioranza dovrebbe essere di 14 visto che i componenti della commissione sono 26. Nella seconda votazione invece per il candidato del Pdl hanno votato in 13.

Schifani: Nitto Palma resta il nostro candidato - Schifani commenta così al Tg5 l'esito delle votazioni: "Il Pdl ancora oggi ha dimostrato di essere una forza responsabile. Abbiamo votato i candidati del Pd scelti assieme per le presidenze delle Commissioni. Altrettanto non è successo nel caso del nostro senatore Nitto Palma. Ci attendiamo che domani il Pd abbia lo stesso senso di responsabilità. Palma rimane il nostro candidato".

Palma: "Mancato accordo? Deciderà il partito"
- "Io non dico nulla, non commento, l'accordo politico non l'avevo preso io. Quindi, su quello che è successo oggi in Commissione Giustizia del Senato deciderà il mio partito". Così Francesco Nitto Palma commenta le due fumate nere che ci sono state in Commissione Giustizia del Senato sul suo nome. "Io - aggiunge - ho preso i voti che dovevo prendere. Anzi. Ne ho avuto anche uno in più. Non ho preso, invece, i voti dell'altro schieramento. Ma questo è nella logica del voto segreto...".

"Ho sempre fatto il mio dovere, non capisco questo astio" - E aggiunge: "Non so davvero cosa mi possano rimproverare. Da ministro della Giustizia ho messo a punto la revisione delle circoscrizioni giudiziarie che si aspettava da circa 60 anni e mi sono impegnato per tentare di risolvere il problema del sovraffollamento carcerario. Senza che si aprisse mai una polemica contro di me. Da pm mi sono battuto contro la criminalità organizzata e il terrorismo. Davvero non capisco questo astio. Ho sempre fatto il mio dovere da uomo delle istituzioni".

Ed esprime quindi il suo stupore per la decisione del Pd di non votarlo nonostante fosse stato siglato "un patto tra Pd e Pdl" per un equilibrio politico nelle presidenze delle commissioni. "Inoltre - aggiunge - sono stato prima sottosegretario all'Interno e poi ministro alla Giustizia senza che il presidente della Repubblica abbia mai obiettato alcunché. Chi nel Pd ha deciso di votare scheda bianca farebbe bene a spiegare".

Casson: "Domani ci sarà un candidato del Pd" - "Domani dalla terza votazione noi voteremo un nostro candidato". Ad assicurarlo è Felice Casson del Pd. "Un accordo politico? Evidentemente non c'era", risponde Casson uscendo dalla Commissione. "Cercavamo un candidato condiviso - aggiunge - ma se tutto il Pd non lo ha votato evidentemente non lo è". Dopo le votazioni, sono rimasti nell'Aula della Commissione Giustizia per circa 20 minuti, senatori del Pd, di Sel e del Movimento 5 Stelle, mentre quelli di Pdl, Lega e Gal (Grandi autonomie e libertà) se ne sono subito andati.

E i deputati M5S rinunciano all'indennità - E i deputati grillini hanno assicurato che rinunceranno alle indennità aggiuntive dovute ai loro impegni nelle commissioni parlamentari, "di cui - sottolineano i Cinque stelle - è stata chiesta la costituzione sin dai primi giorni della legislatura". "Al loro interno - dice ancora il comunicato - sono stati eletti un presidente, 12 vicepresidenti e 14 segretari del M5S. E, come promesso, tutti loro rinunceranno all'ulteriore indennità di carica prevista". I deputati M5S aggiungono: "Finalmento il Movimento ha la possibilità di compiere la missione che gli è stata affidata dagli elettori: quella di incidere e controllare".