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Usa 2016, "la Clinton da fucilare": bufera su collaboratore di Trump

Le parole di Al Baldasaro infiammano la campagna elettorale. Trump e politica estera Usa: "Prudente sugli interventi Nato"

La campagna elettorale Usa verso la Casa Bianca si infiamma per le parole di uno dei più stretti collaboratori di Donald Trump, Al Baldasaro.

"Hillary Clinton - ha detto - dovrebbe essere portata davanti a un plotone di esecuzione e fucilata per alto tradimento". Immediata la reazione dello staff della Clinton: "La costante escalation di retorica offensiva da parte di Trump rischia di alimentare odio tra i repubblicani".

"Sono un veterano che ha combattuto e partecipato alle operazioni 'Desert Shield' e 'Desert Storm' in Iraq e sono anche un padre che ha mandato un figlio in guerra, in Iraq, come tecnico di elicotteri nel corpo dei Marine", ha detto Baldasaro, membro dell'assemblea parlamentare del New Hampshire. "Hillary per me è come la Jane Fonda del Vietnam". Grande l'imbarazzo nell'entourage del candidato alla Casa Bianca fresco di nomination, con la sua campagna che di fatto prende le distanze.

Su Turchia, Paesi baltici, Siria, cautela Trump: nessun intervento automatico Nato - In un momento caldissimo sul fronte internazionale, Donald Trump illustra i suoi piani di politica estera in una intervista al New York Times, nel segno del motto "l'America prima di tutto". E si mostra molto cauto in tema di possibili interventi Nato per assistere altri Paesi dell'Alleanza. Sulla Turchia: "Non credo che abbiamo diritto di dare lezioni, guardate cosa sta accadendo nel nostro Paese: come possiamo dare lezioni quando la gente spara a sangue freddo contro gli agenti di polizia".

A proposito delle attività russe che hanno allarmato in particolare le repubbliche ex sovietiche sul Baltico - Lituania, Estonia, Lettonia -,  in caso di attacco da parte di Mosca andrebbe in soccorso di questi alleati, in base all'articolo 5 del Trattato Nato, solo dopo aver verificato che questi "hanno adempiuto ai loro obblighi nei nostri confronti".

E sulla Siria: "Assad è un uomo cattivo - dice il candidato alla Casa Bianca - ha fatto cose orribili. Ma lo Stato Islamico rappresenta una minaccia maggiore per gli Usa".

Intanto prosegue la convention repubblicana di Cleveland, che ha incoronato Trump come candidato ufficiale, e che è giunta alla terza giornata. Due i protagonisti principali: Mike Pence, che ha accettato la nomination alla vicepresidenza, e il senatore del Texas Ted Cruz che, dopo aver corso contro Trump alle primarie, a sorpresa ha negato l'endorsement ricevendo in cambio dall'arena una bordata di fischi e "buuu".

Mike Pence si presenta all'America - "Sono cristiano, conservatore e repubblicano, in quest'ordine". Il governatore dell'Indiana accetta dal palco della convention di Cleveland la nomination per la vicepresidenza degli Stati Uniti e lancia la corsa all'elezione di Trump. "Per chi tra di voi non mi conosce, e siete in molti": esordisce cosi' il conservatore scelto per il ticket con Trump, partendo dall'inizio, quando la politica inizio' a masticarla avvicinandosi "all'altro partito", prima di abbracciare "la rivoluzione di Reagan" e non tornare piu' indietro. Pence conferma con toni risoluti ma mai sopra le righe che con tutta probabilita' il tycoon e' stato consigliato bene nell'optare per l'uomo cosi' diverso da lui, "solido" ma dalla postura immediatamente riconoscibile per l'elettorato repubblicano. Pence sembra scherzarci anche su, quando parla della "forte personalia' e del carisma" del candidato presidente che "evidentemente - dice - cercava un equilibrio" con la sua nomina

Lo sgarbo di Cruz - L'ex candidato alle primarie e senatore del Texas, Ted Cruz, non cede e non ricuce con l'ex rivale mostrando così a chiare lettere che la spaccatura non è superata. E non è soltanto il 'pubblico' a rimanerne deluso, considerato il putiferio che il suo intervento ha scatenato dietro le quinte con reazioni infuocate e al vetriolo. Con chi sostiene "Cruz e' finito!", e chi punta il dito contro, come Chris Christie che lo definisce "egoista". Trump da parte sua minimizza e twitta: "Che parli pure, non importa!". Mentre Hillary non perde l'occasione per fare dell'ironia, twittando la frase di Cruz il 'sabotatore'.