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Le bombe non spengono la speranza di Kabul: cantastorie per i bimbi

Gli studenti di The Qessa Academy non hanno voluto rimandare lo spettacolo al quale hanno lavorato per un anno intero a scuola: sono andati in scena mentre il pavimento tremava per le bombe. Dietro di loro l'italiana Selene Biffi.

Per quanto possa essere alta la montagna c'è sempre una strada per arrivare in cima.

Lo dice un proverbio della tradizione afghana. Oggi quella strada di Kabul è un po' meno lunga e in salita perché dodici giovani afghani hanno sfidato kamikaze (domenica un talebano si è fatto esplodere davanti al Ministero della Difesa, 24 morti e 90 feriti), assalti all'arma bianca (lunedì un commando è rimasto barricato per otto ore nella sede di una ong Usa, quattro terroristi uccisi e un civile morto) e ordigni di ogni natura per realizzare il loro sogno.

In uno dei tanti inizi settimana di ordinaria guerriglia una dozzina di adolescenti si sono esibiti nel loro primo spettacolo teatrale con un pubblico d'eccezione, trecento bambini e bambine di strada. E nella giornata che nessuno dimenticherà mai c'è anche un pizzico d'Italia: a far sorridere quei bambini sono stati gli allievi di The Qessa Academy, una scuola di cantastorie messa in piedi e mandata avanti dall'italiana Selene Biffi e dalla sua onlus Plain Ink. Biffi - conosciuta ormai col titolo della sua biografia “La maestra di Kabul” - ha la testa dura ma chi ha deciso di andare in scena nonostante i vetri tremassero per le esplosioni dimostra di non essere da meno.

A giudicare dalle foto postate su Facebook ad avere ragione sono stati proprio gli studenti di The Qessa Academy, circondati da centinaia di bambini sorridenti e spensierati davanti alle storie narrate dai più grandi mentre all'esterno più grandi ancora si stavano ammazzando. La maestra di Kabul non nasconde la sua commozione attraverso i social network: “I miei ragazzi – scrive - hanno curato tutto, dalla regia alla presentazione, dal gioco a premi alle storie ovviamente. Il risultato? Lo lascio giudicare a voi. Io, di mio, posso solo dire di essere orgogliosa come poche altre volte in vita mia”.

In un Paese trasformato in campo di battaglia per decenni e dal futuro che assomiglia tanto al passato i cantastorie di Plain Ink hanno il compito di conservare e tramandare la cultura popolare locale ma anche diffondere nozioni basi sull'igiene e sull'importanza di far bollire l'acqua prima di cucinare. E di accorciare sempre di più la strada che porta in vetta a qualsiasi cima.