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Giallo in Argentina, morto il procuratore che accusava la presidente Kirchner

Per il magistrato, che coordinava lʼinchiesta sullʼattentato al centro ebraico Amia di Buenos Aires, avvenuto nel 1994, la presidente "avrebbe insabbiato le indagini per coprire il coinvolgimento dellʼIran"

Cristina Kirchner,argentina
-afp

E' stato trovato morto, ucciso da un colpo di pistola alla testa, il procuratore Alberto Nisman, 51 anni. Il pm avrebbe dovuto presentare in Parlamento i documenti con cui accusava la presidente Cristina Kirchner di aver negoziato in segreto l'impunità per gli iraniani accusati dell'attentato contro l'associazione ebraica Amia nel '94. Gli inquirenti non escludono alcuna ipotesi: per ora infatti non si può stabilire se è stato o no un suicidio.

Giallo in Argentina, morto il procuratore che accusava la presidente Kirchner

Il cadavere del magistrato è stato rinvenuto nel bagno del suo appartamento nel barrio residenziale di Buenos Aires Puerto Madero. La deputata dell'opposizione Patricia Bullrich ha riferito ai media che "il procuratore si sentiva minacciato". A riferirlo alla Bullrich è stato lo stesso Nisman durante alcuni colloqui telefonici.

L'impianto dell'accusa contro la presidente dell'Argentina si basa sulle intercettazioni telefoniche di politici e alte cariche dello Stato. Nisman aveva chiesto al giudice, che presiede il processo, di poter interrogare la Kirchner e il ministro degli Esteri Hector Timerman "per essere stati gli autori dell'insabbiamento dell'indagine contro alcuni cittadini iraniani accusati dell'attacco terroristico nel '94" dove morirono 85 persone mentre ne furono ferite più di 200.

In cambio dell'insabbiamento - secondo quanto scritto dal procuratore nel dossier di trecento pagine sull'inchiesta - "l'Argentina avrebbe ottenuto prezzi di favore per l'acquisto del petrolio".

L'attentato contro l'associazione ebraica è stato il peggiore attacco terroristico avvenuto nella storia del Paese, i responsabili non sono mai stati individuati. Nel 2007 sono stati emessi mandati internazionali di arresto per sei cittadini iraniani sospettati di essere coinvolti: sono ancora latitanti.