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India, i marò italiani trasferiti in carcere
La Farnesina: "Misure inaccettabili"

Lo ha deciso il giudice che indaga sulla morte di due pescatori. I nostri soldati comunque riceveranno un "trattamento differenziato"

Ap/Lapresse

I due marò italiani in stato di fermo in India per la morte di due pescatori saranno trasferiti in custodia giudiziaria nel carcere di Trivandrum con effetto immediato.

La decisione è del giudice indiano della corte di Kollam, che ha però disposto un trattamento differenziato, legato al loro status particolare. "Nessuna indulgenza", ha commentato il premier dello Stato del Kerala. Ma per la Farnesina sono "misure inaccettabili".

De Mistura: inammissibile che stiano in carcere con detenuti comuni
I militari italiani "non possono e non debbono essere detenuti in una prigione per detenuti comuni". Lo ha dichiarato il sottosegretario agli Esteri italiano, Staffan de Mistura. "Sono nell'anticamera del carcere di Trivandrum e su mio rifiuto di farli entrare in cella, non sono entrati", ha specificato De Mistura che è insieme ai due militari italiani. "Non mi muovo da qui - ha aggiunto - fino a quando non avremo chiarito una situazione inaccettabile". Riguardo all'ipotesi di una detenzione dei marò in un carcere con detenuti comuni, De Mistura ha sottolineato che "in nessun Paese al mondo questo verrebbe accettato e noi non lo accettiamo". "Una cosa è seguire il processo giudiziario locale - ha proseguito - cosa che abbiamo fatto con perizie, avvocati, ma è ben altra cosa che nel frattempo militari italiani ed in uniforme e in missione ufficiale all'estero, per un incidente avvenuto in acque internazionale, siano messi in un centro di detenzione per delinquenti comuni". "Ripeto - ha concluso - è inaccettabile e quindi non mi muovo da qui fino a quando si è trovata una soluzione appropriata".

"Disposto fermo giudiziario per 14 giorni

Il giudice di Kollam ha disposto che i due marò ricevano in carcere un trattamento differenziato, dato il loro status particolare. E ha lasciato alla polizia e alla direzione generale delle prigioni la libertà di disporre in seguito una diversa forma di custodia. Il giudice ha convertito il fermo di polizia in 14 giorni di fermo giudiziario per i due fucilieri. Accolta in parte la richiesta dell'avvocato dei due militari italiani, Raman Pillai, il quale aveva domandato al giudice un "trattamento benevolo" visto che si tratta di soldati in servizio anti pirateria su una nave "non ostile". Sottolineando la campagna negativa della stampa indiana, che li ha chiamati "banditi del mare", il legale ha ricordato inoltre le buone relazioni diplomatiche tra Italia India e che "nessuno è colpevole fino a quando non ci sia una sentenza". La diplomazia italiana, intanto, si è attivata per far pressioni sull'India affinché i due marò non vengano trasferiti nel carcere di centrale di Trivandrum.

Il premier del Kerala: "Nessuna indulgenza"
Duro attacco del Chief Minister del Kerala, Oommen Chandy, il quale ha chiesto che nei confronti dei due marò non venga mostrata alcuna indulgenza. Il premier ha aggiunto che nei confronti dei militari italiani vi sono "prove incontrovertibili".

La Farnesina: "Misure inaccettabili"
Il governo italiano ha espresso "vivissima preoccupazione" per la decisione dei giudici indiani e ritiene "inaccettabili" le misure adottate nei loro confronti. Il segretario generale del ministero degli Esteri, Massolo, su indicazione del ministro Terzi, lo ha comunicato all'ambasciatore indiano a Roma.