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L'economia cresce, lo smog non aumenta: prima volta negli ultimi quarant'anni

Un report dellʼAie rivela che nel 2014 le emissioni totali di CO2 sono rimaste allo stesso livello dellʼanno precedente. E il merito � (quasi) tutto della Cina

L'economia globale cresce in modo pi� "verde". Secondo l'Agenzia internazionale dell'energia (Aie), nel 2014 le emissioni totali di CO2 sono rimaste allo stesso livello dell'anno precedente, mentre la produzione mondiale � aumentata del 3,3%. E' la prima volta negli ultimi quarant'anni in cui la crescita economica non va di pari passo a un aumento dello smog. E il merito � (soprattutto) della Cina, che nel 2014 ha tagliato le emissioni dello 0,8%.

Obiettivo: salvare il pianeta - A fine anno a Parigi � prevista la conferenza Onu dalla quale dovrebbe emergere il piano globale per il taglio delle emissioni serra che minacciano di far saltare l'equilibrio climatico con conseguenze devastanti. La "conversione" della Cina e il crescente successo della green economy, in questo senso, potrebbero rivelarsi determinanti nella scelta delle strategie anti-smog. Secondo l'Aie, il blocco alle emissioni � merito anche dell'impegno ecologico di Europa e Stati Uniti. Questi ultimi, nel novembre 2014, hanno sottoscritto un accordo bilaterale con il Dragone con il quale si impegnavano a ridurre i gas serra del 25-28% entro il 2025. Dall'altro lato, lo Stato asiatico si � impegnata a "contenere l'inquinamento entro il 2030".

La svolta virtuosa della Cina - Negli ultimi quarant'anni le emissioni di gas serra si erano fermate solo tre volte, ma sempre in corrispondenza di una crisi economica. Stavolta, per�, la produzione � cresciuta in maniera "pulita" e l'inversione di tendenza � arrivata, ironia della sorte, dal pi� grande inquinatore del pianeta: la Repubblica popolare cinese. Dal 2000 al 2011 il gigante orientale ha "scaricato" livelli insostenibili di CO2, arrivando a otto miliardi di tonnellate. Una situazione disastrosa che ha portato il governo a realizzare la svolta "green".

Verso l'economia del benessere - Dopo il taglio dello 0,8% del 2014, il premier cinese Li Keqiang ora punta a una riduzione di CO2 del 3,1% nel 2015. Un traguardo "rivoluzionario", se si considera che la Cina ha costruito la sua ascesa economica sulle industrie pesanti, impiegando combustibili fossili e producendo pi� anidride carbonica di tutta l'Europa messa insieme. Il merito della "svolta" sta tutto nell'investimento in fonti rinnovabili e nella diversificazione energetica, derivanti dalla chiusura di una parte delle centrali a carbone pi� inquinanti. Se il gigante asiatico riuscir� a centrare gli obiettivi, potr� verificarsi un scenario virtuoso di "economia del benessere", in cui l'economia cresce, mentre l'inquinamento scende.